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STUDI VICHIAN1
Certo, da queste prime formule del suo pensiero fino
alle dignità più solide e definitive di esso, sta per Vico che
« gli uomini prima sentono senz'avvertire, dappoi avver-
tiscono con animo perturbato e commosso, finalmente ri¬
flettono con mente pura» (dign. LUI); e in generale, come
per Schelling, prima è il fare e poi il sapere di aver fatto;
veram ipsum fecisse (prima aver fatto) ; e la Scienza
Nuova può essere una dimostrazione di fatto storico della
Provvidenza, « perché dee essere una storia degli ordini,
che quella, senza verun umano scorgimento o consiglio,
e sovente contro essi proponimenti degli uomini, ha dato
a questa gran città del genere umano » x. È dunque stretta
dottrina del Vico, che la piena coscienza del suo pen¬
siero non può esser nel suo pensiero, ma solo nella ri¬
flessione posteriore.
Né la fantasia crea soltanto le religioni. Crea le lin¬
gue, con sorprendente rapidità; sì che a due anni, al più
a tre, si sanno omnia verba et res quibus communis vitae
usus continentur ; che se si volesse redigerne un vocabo¬
lario, vi occorrerebbero di gran volumi. Così ognuno di
noi ha in sé una filosofia, tutto lo scibile: e non lo sa.
Basta attendervi. L'innatismo platonico si colorisce di
immagini stoiche, dove Vico esorta ad eccitare illas nobis
tot rerum atque tantarum a prima veritate insitas et quasi
consignatas notiones, quae in animo, tanquam igniculi
sepulti, occluduntur ; et magnum cunctae eruditionis in¬
cendi um excitabimus. Ricorda poi la storia del Menone
platonico, dove lo schiavo ignaro di geometria, accorta-
mente interrogato, si palesa geometra. Vobiscum sunt,
vobiscum scientiae omnes, adolescentes, si vosmet ipsos
recte noveritis, fortunatissimi.
Questo innatismo è un modo della inconsapevolezza
originaria dell’anima, quale va concepita nella dottrina
1 S. N., p. 184.