II. LA PRIMA FASE DELLA FILOSOFIA VICHIANA
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« Dio primo ingegniero » è frase che infatti si ritroverà
nello stesso Vico 1. Il quale, nell'esposizione degli stessi
versi, potè trovare che « Dio è il primo ingegniere avanti
la Natura; però sa il tutto; l'insegna e non l’impara »2.
E in altro luogo 3 dell’esposizione : « Se l’alma non sa
come s’ è fabbricato il corpo, né come fece tante membra
a tanti usi, né come si frena il calore etc., è segno
ch’essa non fece il corpo »4.
Da questa dottrina neoplatonica non è dubbio che,
quando l’avrà covata nel suo cervello e fecondata di sue
osservazioni, il Vico trarrà l’opposizione scettica della
gnoseologia del De antiquissima tra il sapere divino che è
formazione intrinseca della natura, e il sapere umano che
è la formazione estrinseca e superficiale, di cui parla il
Ficino s; ma trarrà anche la sua intuizione dinamica o,
1 De antiquissima, in Opere I, 179, e Vindiciae, in Opere, ed. Fer
rari, IV, 309-310.
2 Campanella, Poesie, ed. Gentile, p. 33.
3 O. c., p. 143.
4 Niun dubbio, io credo, che al Vico doverono esser note anche
altre opere del Campanella, e che meriti di essere studiato il problema
delle suggestioni che dovè riceverne. Alle osservazioni di A. Sarno,
[Campanella e Vico, nel Giornale critico della filosofia ital., IV, 1924,
p. 137) altre importanti ce ne sarebbero da aggiungere. Cfr. il mio
G. Bruno e il pensiero del Rinascimento'2', Firenze, Vallecchi, 1925,
p. 276. Aggiungo qui un riscontro alla dottrina vichiana della Prov¬
videnza relativa alla eterogenia dei fini. Campanella (nella Città del
sole ed. K vacala, p. 65) dice: «Però gli spagnoli trovaro il resto del
mondo, benché il primo trovatore fu il Colombo nostro genovese, per
unirlo tutto a una legge; e questi filosofi saranno testimoni della ve¬
rità eletti da Dio; e si vede che noi non sappiamo quello che facemo,
ma siamo instrumenti di Dio: quelli vanno per avarizia di danari cer¬
cando nuovi paesi, ma Dio intende più alto fine. Il sole cerca strug¬
gere la terra, non far piante e uomini; ma Dio si serve di loro: in
questo sia laudato ». Cfr. ed. Paladino, p. 59.
5 La derivazione neoplatonica di questa dottrina vichiana è ormai
riconosciuta. Vedi Croce, Fonti della gnoseologia vichiana, in Saggio
sullo Hegel seguito da altri scritti ecc., Bari, Laterza, 1913, pp. 250-1.
Gian Paolo ricorda anche lui questo concetto del conoscere come fare,
attribuendolo agli scolastici: «So wie nach den Scholastikern Gott
alles erkennt, weil er es erschafìt, so bringht das Kind nur ins geistige
Erschaffen hinein; die Fertigkeit des erkennden Aufmerkens folgt dann
von selber »: Levana, § 131. Ma si tratta di una vaga reminiscenza.
Philosophisches Institut
der Universität des Saarlandes