II. LA PRIMA FASE DELLA FILOSOFIA VICHIANA
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umana, e quindi negazione della divina), ha bisogno,
corri’ è facile intendere, di maturare per divenire un
concetto 1.
Intanto Vico non dissocia lo studio del pensiero da
cui discende il diritto, dallo studio delle parole, in cui
il diritto vive. Le Eleganze del Valla lo rimandano a
Cicerone. Studia Virgilio e Orazio; e questi lo disgustano
del secentismo, e gli fan cercare Dante, Boccaccio e Pe¬
trarca *. Orazio gli fa osservare che la suppellettile più
ricca alla poesia è fornita dalla lettura dei filosofi mo¬
rali. E studia l’etica aristotelica, che gli mostra il fon¬
damento del diritto romano essere nella ideale giustizia,
di cui parla il filosofo, architetta nel lavoro
delle città. Dalla morale così intesa si volge alla
metafisica di Aristotele; ma questa non gli spiega la ra¬
gione del giusto ideale. Perché ? Allora non sapeva ren¬
dersene conto. Passò a Platone; e vi trovò il fatto suo,
perché vi ebbe ima metafisica, in cui la realtà è pura
idea: che era ciò che egli, l’alunno dello scotista e lettore
di Suarez, andava cercando, per non cadere, rispetto al-
l’idea della giustizia o giustizia ideale, nel nominalismo.
NeW Autobiografia spiega perché alla sua morale trovò
il fondamento in Platone e non in Aristotele, dando
delle due dottrine la seguente caratteristica : « Perché la
metafisica d’Aristotele conduce a un principio fisico, il
quale è materia, dalla quale si educono le forme parti¬
colari, e si fa Iddio un vasellaio che lavori le cose fuori
di sé; ma la metafisica di Platone conduce a un principio
metafisico, che è lor idea eterna, che da sé educe e crea la
1 Vedi in proposito qui appresso il cap. IV: Dal concetto della grazia
a quello della Provvidenza.
2 Cosi Y Autobiografia. Ma a determinare il passaggio del V. dal
Secentismo al purismo trecentesco concorse moltissimo, sebbene egli
non lo dica, l’influsso di Leonardo di Capua. Cfr. Nicolini, Per la
biografia cit., puntata III.