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STUDI VICHIANI
Intanto con questo mondo filosofico, in cui il giova¬
netto si chiudeva, attraverso lo studio del diritto si poneva
la realtà che doveva essere oggetto della sua filosofia. Il
mondo del diritto è un mondo umano, creato dalla volontà.
Dentro di esso la natura non si vede; né Vico poteva
trovarvela. Approfondendone la conoscenza, come fece nei
suoi studi di Vatolla, doveva necessariamente imbattersi
nella volontà, nello spirito come libertà. Profon¬
dando, egli ci dice, lo studio delle leggi e dei canoni,
al quale lo portava l’obbligazione contratta col
Rocca, « in grazia della ragion canonica inoltratosi a
studiar de’ dogmi, si ritrovò poi nel giusto mezzo della
dottrina cattolica d’intorno alla materia della grazia » ;
e gli accadde di conoscere e appropriarsi tale dottrina
per l’esposizione di un teologo che faceva vedere « la
dottrina di sant’Agostino posta in mezzo, come a due
estremi, tra la calvinistica e la pelagiana e alle altre sen¬
tenze che o all’una di queste due o all’altra si avvicinano ».
Posizione, che servì poi al Vico, secondo egli stesso dichiara,
a spiegare storicamente (umanamente) le origini del di¬
ritto romano ed ogni altra forma di civiltà gentilesca,
senza contraddire alla sana dottrina della grazia; che fu
perciò, possiamo dire, il primo nucleo del suo concetto
della Provvidenza, che è l’arbitrio umano accertato e deter¬
minato dal senso comune x: una volontà, non imme¬
diata, generica, astratta, ma determinata e concreta
attraverso la storia, nel cui corso razionale si realizza
una volontà superiore a quella dell’ individuo, un fine in
cui si risolvono i fini particolari dei singoli uomini: la
grazia. Ma questa unità di divino e di umano, se è un'esi¬
genza della posizione media tra calvinismo e pelagianismo
(astratta posizione della grazia o volontà divina, e quindi
negazione della umana ; ed astratta posizione della volontà
1 S. N., dign. x, XI.