I
G. B. VICO NEL CICLO
DELLE CELEBRAZIONI CAMPANE
i.
Se Giambattista Vico redivivo vedesse questa Italia senza
né Spagnuoli né Austriaci, padrona di sé, grande tra le grandi
nazioni di Europa direttrici della civiltà, conscia della sua
dignità, fiera della gloria de’ suoi figli maggiori, che anche
nei secoli più bui e più duri della divisione politica e della
servitù la fecero con l'altezza dell’ ingegno celebrata e ricer¬
cata da tutte le genti più culte, potente collaboratrice, maestra
privilegiata d’ogni arte più splendida e d’ogni più originale
scienza: la vedesse questa Italia tutta qui convenuta in ispi-
rito a rendergli onore in questa aula magnifica della sua
rinnovata università; Giambattista Vico sarebbe, non sor¬
preso, ma sbigottito di così insigne riconoscimento, che egli
non avrebbe mai sperato.
Ma poiché, per alta che fosse la sua intelligenza, Tanimo
era ingenuo come di fanciullo e sensibile alla lusinga della
lode, lo sbigottimento facilmente cederebbe il luogo alla schiet¬
ta commozione, con la quale tornerebbe a ringraziare ancora
una volta la Provvidenza delle traversie d’ogni genere sof¬
ferte durante tutta la sua grama esistenza; poiché queste
traversie infine erano state la causa per cui egli si ritirasse
e concentrasse sempre più nella sua solitaria meditazione e
facesse le sue scoperte, e scrivesse il suo capolavoro, la Scienza
Nuova; e fosse, insomma, Giambattista Vico.