STUDI VICHIANI
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ed esaminare la maniera propria con cui lo scrittore latino
ha concepito, e quindi spiegato quel pensiero, per poi studiarsi
di concepirlo e di spiegarlo secondo il gusto particolare della
sua lingua natia. E questo è quello che si chiama spirito
di lingua, che rende l’acquisto di una lingua tanto difficile,
che vi bisogna la vita di un uomo, per poterla conseguire;
dovendosi la diversità de’ termini e dei vocaboli riputare più
tosto un giuochetto di memoria. Quindi si rileva quanto
vantaggio rechi ad un giovane il continuo esercizio delle
versioni, che, oltre al conseguire lo spirito della lingua da cui
trasporta, senza accorgersene, acquista e la norma di saper
con naturalezza ordinare li pensieri, e quindi saperli con feli¬
cità concepire, e quindi con nobiltà e chiarezza spiegarli, con¬
sistendo tutta la difficoltà nel concepire. Un pensiero felice¬
mente concepito, sarà sempre facilmente spiegato:
Verba provi sani rem non invita sequuntur.
Onde Cicerone disse: Optimus dicendi magister stylus.
Sento che sia esercitato nel tradurre Cornelio Nipote e
Virgilio. Perché due scrittori così vicini per l’età in cui fio¬
rirono, e così lontani per il genere in cui scrissero ? Non
istimo proprio ad un ragazzo, che appena sta imparando il
volgar latino, metter in mano Virgilio, che, come poeta, stu¬
dia di allontanarsene quanto più può, secondo quel detto di
Cicerone, poetae alia lingua loquuntur. È l’istesso che se,
per far apprendere ad un oltramontano la nostra volgare lin¬
gua italiana, si mettesse in mano Petrarca, Tasso, Ariosto.
Li poeti, perché alia lingua loquuntur, devono riserbarsi al¬
l’ultimo. Il giusto metodo d’istituire la gioventù nello studio
della lingua latina sarebbe farle prima apprendere la lingua
volgare e familiare latina, e per questa dovrebbesi ricoirere
alli purissimi due fonti inesausti di essa, Plauto e Terenzio,
essendo gli argomenti delle comedie avvenimenti che si rag¬
girano nell’uso della vita privata; ma non si deve, per far
apprendere la purità della volgar lingua, esporre la gioventù
al pericolo di corrompere la purità de’ costumi, che è quel
che più deve interessare. Si eviti questo scoglio e si sosti¬