I.
Della prima fase di una filosofia si può parlare, com’ è
ovvio, in un senso relativo; perché questa fase, per prima
che sia, suppone un processo già avviato, di cui non sa¬
rebbe possibile assegnare Г inizio assoluto ; né è così chiusa
in se stessa, da potersi nettamente distinguere da quelle
che le succederanno; e le succederanno con una conti¬
nuità di processo, che costituisce l’unità assoluta, solo
astrattamente divisibile, del sistema nel suo storico svol¬
gimento. Il primo momento di una filosofia può, dunque,
essere soltanto quella forma, nella quale noi possiamo
conoscerla attraverso i documenti più antichi, che di fatto
ne possediamo: forma da studiarsi e definirsi per quello
che possiamo sapere anticipatamente che essa fu: ossia
come germe о avviamento del pensiero ulteriormente
svolto nella coerenza maggiore e quindi nel significato
più profondo che l'autore seppe conferire al sistema delle
proprie idee. Ogni germe si conosce infatti dal frutto.
Del Vico gli studiosi conoscono soltanto due filosofie,
о due momenti più rilevanti della sua filosofia: il primo
dei quali è rappresentato dalla orazione De nostri temporis
studiorum ratione (18 ottobre 1708), dal libro De an¬
tiquissima Italorum sapientia (1710), e dalle due Rispo¬
ste (1711 e 1712) che il Vico oppose alle critiche mosse a
questo suo libro dal Giornale dei letterati d’Italia: il
secondo, iniziato nel 1720 col De universi iuris uno prin¬
cipio et fine uno, si spiega nel lungo laborioso processo