VI. IL FIGLIO DI G. B. VICO
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trare {sic) certo passo, e restituirvela. Spero dunque che l’abbiate,
e me la favorite, che sarà mia cura di restituirla; e sicuro de’ vostri
favori, resto pieno di stima dicendomi
Vostro devot.mo servitore obbl.mo
Nicolò Santaniello I.
Non pare che egli abbia avuto nessuna parte nel pre¬
parar la raccolta delle Latinae orationes del padre, pub¬
blicata nel 1767 da Francesco Daniele 3. Ma questi dovè
più tardi rivolgere negammo il proposito di raccogliere
tutti gli scritti sparsi del Vico. E allora certo ricorse
a Gennaro 3. Se non che il Daniele in fine non ne fece
nulla; e Gennaro per un momento potè sperare di far
lui la desiderata edizione delle opere paterne. È ormai
1 II Villarosa, Opuscoli, III, p. v, parla della «casa de’ signori
Santaniello, ultimi eredi del Vico, sita nella strada dei Mannesi » ; e
dice che in essa conservavasi il ritratto di G. B. Vico dipinto dal So-
limena, che fu distrutto con la casa stessa da un incendio intorno al
1819 (v. anche Croce, Bibl., p. 116). [Filippo Santaniello (mi comu¬
nica il Nicolini), sposò Candida Vico, figlia di Ignazio, e due figli, Mer¬
curio e Carlo, nati da questo matrimonio, son nominati nel testamento
di Gennaro Vico, in data 2 settembre 1805].
2 Nella dedica del libro al Targiani, il Daniele dice d’aver raccolto
da sé e da molto tempo quelle Orazioni. Cfr. Croce, Bibl., p. 30.
3 Nel 1804 faceva ricerca di scritti del Vico e di sue lettere, scri¬
vendone ad amici a Roma e altrove. Il Croce {Bibl., p. 30) ha richia¬
mato l’attenzione su due lettere del card. Borgia (del 1804) al Daniele,
che sono nel carteggio inedito di costui, conservato dalla Soc. storica
napoletana. Importante è anche il seguente brano d’una lettera allo
stesso Daniele, scritta da Jacopo Morelli (l’erudito bibliotecario ve¬
neziano, a cui il Villarosa dedicò il i° volume degli Opuscoli), da Ve¬
nezia 11 febbraio 1804:
« Ho fatto ricerche per le Lettere del Vico richieste, e nulla si è
trovato. Per quelle all’ab. Conti ho fatto esaminare le casse di lui, già
possedute in Padova dal professore Toaldo, ed ora dal Cheminello.
Per quelle al Lodoli non vi sono ricerche da fare, essendo perite le
casse di lui in uno dei Pubblici Archivi, dove erano trasportate dopo
la morte di lui; perché vi si trovavano scritture di affari di Stato me¬
scolate, e si fece un’asporto {sic) totale senza discrezione. Per quelle
al Porcla ho fatto cercare in Udine presso li discendenti del corrispon¬
dente col Vico, e nulla si è trovato. Sicché null’altro mi resta da fare »
{Carteggio di F. Daniele, voi. Ili, c. 305; Soc. stor. nap.).
Le relazioni del Vico coll’abate Conti e col Lodoli il Daniele non
potè conoscerle se non dalle aggiunte, allora inedite, alla Vita del
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