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STUDI VICHIANI
Tutto questo è verissimo. Anche di recente abbiamo
assistito a questo fenomeno del decadere della filosofìa
nel momento stesso in cui risorgevano e vigoreggiavano
gli studi storici; e abbiamo veduto dagli stessi cultori di
questi raccostare spesso il metodo da essi seguito al
metodo delle scienze sperimentali, o, come questa volta
si diceva, della filosofia positiva : raccostamento, che aveva
un lato di vero in quanto positivismo e metodo storico,
ciascuno a modo suo e nel suo campo, si proponeva di
ricostruire una verità certa: ossia una verità che con¬
stasse al soggetto, con di più il presupposto ingenuo,
che questa ricostruzione possa aver luogo senza che il
soggetto — cioè la mente conscia di sé e quindi capace
di render conto di sé — ci metta nulla del proprio, delle
sue leggi e di tutto il suo essere storicamente divenuto.
Allora, come ora (o almeno qualche anno fa), ci erano
gli studi storici, in Italia; mancava la storia, come com¬
prensione dello spirito nella sua concreta attualità. Allora,
la storia era morta col Sarpi e col Pallavicino, rappre¬
sentanti di due grandi, opposte, concezioni della vita;
la prima delle quali tentava risorgere nell’ Istoria civile
del Regno di Napoli del Giannone, ma senz'attinenza
intrinseca colle idee dominanti nella generale cultura
italiana, e con radici sprofondate nella storia economica
e politica del Napoletano: anch’essa, come la Scienza
Nuova, staccata dal quadro generale dello spirito italiano
contemporaneo.
Non già, beninteso, che negli studi storici muratoriani
non ci sia nulla della storia: perché anch’essi sono tutti
storia; ma storia in germe, immatura, frammentaria, e
perciò, nel suo insieme, estrinseca, meccanica: storia, che
non ha raggiunta la sua forma vera della comprensione
comunque determinata del processo storico, perché non
poteva raggiungerla, non animata, com’era, da nessuna
sorta di filosofia. La storia vera, viceversa, come intui-