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STUDI VICHIANI
telligis»; e nota che di qui viene l’immutabilità dello
stesso giusto volontario:
Quod fateri verum omnes necesse est, qui de divina
g r a t i a cum melioribus sentiunt post D. Augustinum, qui
saepe docet « Deum suo immutabili decreto nostram arbitrii
libertatem tueri »; atque hac ratione iurisprudentiae Christianae
propria principia docerent b
E qui interviene il concetto della sintesi del vero
e del certo, ossia della ragione e dell’autorità o vo¬
lontà.
Nella Scienza Nuova del 1725 della grazia non si parla,
e il Vico si contenta di speculare su quella Provvidenza
scoperta nel Diritto Universale, che qui dice «l’architetta
di questo mondo delle nazioni » mediante la sapienza del
genere umano : « mente eterna ed infinita, che penetra
tutto e presentisce tutto; la quale, per sua infinita bontà,
in quanto appartiene a questo argomento, ciò che gli
uomini o popoli particolari ordinano a’ particolari loro
fini, per li quali principalmente proposti essi anderebbero
a perdersi, ella fuori e bene spesso contro ogni loro pro¬
posito dispone a un fine universale; per lo quale, usando
ella per mezzi quegli stessi particolari fini, li conserva » b
E nelle successive rielaborazioni dell’opera si profonda
sempre più nella speculazione di questa razionalità positiva
del giusto, della civiltà, del processo storico, insomma,
dello spirito umano. Onde, condensando nelle dignità
della seconda Scienza Nuova tutta la filosofia delle sue
indagini, finirà con l’accorgersi che la sua Provvidenza
prescinde affatto dall’opera del Cristo, e perciò non ha
1 Opere2, ed. Ferr., V, p. 52. Per Sant’Agostino il V. qui cita del¬
l'edizione dei Maurini (Parigi, 1679-1700): De civ, Dei, V, io, VII, 30
(to. VII): De Tr.^nit., Ili, 4, e De corrept. et gr., c. 8, n. 14 (to. X).I1
Ferrari riproduce la nota con qualche inesattezza.
2 Opere2, ed. Ferrari, IV, 39-40, 41.