IV. CONCETTO DELLA GRAZIA E DELLA PROVVIDENZA 157
si volumus, subsistere motus cupiditatis. Sed gentes vel Chri¬
stianae ipsae, exsortes divinae gratiae, aliis cupiditatibus, ut
humana gloria, non tam subsistunt, quam deflectant motus cu¬
piditatis, unde edunt imperfectae virtutis facinora: sola Christi
gratia victrix praestat, quam diximus esse verae virtutis notam I.
In una lettera del 1726 all’ab. Esperti il Vico accennava
alla morale giansenistica, deplorando che « in odio della
probabile s’irrigidisse in Francia la cristiana morale »3 4.
Morale da stoici, secondo lui, « i quali vogliono l’am¬
mortimento de’ sensi » e « negano la Provvidenza, facen¬
dosi strascinare dal fato, ignari che la filosofia, per giovar
al genere umano, dee sollevar a reggere l'uomo caduto
e debole, non convellergli la natura»; ignari «che si dia
Provvidenza divina » e « che si debbano moderare l’umane
passioni con la giustizia e da quella sì moderate farne
umane virtù » 3. Tutte determinazioni che nella Scienza
Nuova il Vico riferisce bensì agli stoici, ma a quegli stoici,
coi quali si confondevano nella sua mente i razionalisti
cartesiani, e quella sorta di razionalisti, che col loro fata¬
lismo e rigorismo erano pure, ai suoi occhi, i giansenisti 4.
Il rigorismo, conseguenza necessaria del carattere tra¬
scendente della dottrina giansenistica della grazia, era
pel Vico un lato solo della verità, che egli certamente,
nel suo platonismo, non voleva disconoscere. E nel Diritto
Universale, stabilita l’eternità come nota propria del
diritto naturale, ossia della morale, soggiunge : « Indidem
iuris naturalis immutabilitatem, quam meliores moralis
Christianae auctores rigorem appellant, aeternam in-
1 Pagg. 220-1.
2 Opere, V, 186.
3 5. N,1 2, ed. Nic., p. 118 (secondo il testo 1730). Cfr. S. N.1 in
Opere2, ed. Ferr., p. 14.
4 Egli conosceva e ammirava, pur dichiarandoli « lumi sparsi » e
semplici tentativi, i Pensieri di Pascal e i Saggi di Nicole : Opere2, ed.
Ferr., VT, 127, e Opere, V, 19, 238.
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