124
STUDI VICHIANI
Dio col mondo. Posto il carattere di verità delle matema¬
tiche, riconosciuto da tutta la filosofìa, dal Rinascimento
in poi; posto lo scetticismo come negazione della cono¬
scenza causale della natura come realtà estramentale ;
posta la*naturaco me realizzazione del pensiero divino
(quale la concepiscono tutti gli scolastici e quei neopla¬
tonici, a cui il Vico amava rannodarsi); il dommatismo
matematico doveva apparire il rovescio del ricamo dello
scetticismo fisico. E così il Vico fu condotto a scoprire
il suo grande principio del verum factum, per cui la scienza
è solo di ciò che si fa: che è lo stesso concetto con cui
Kant doveva, molto più tardi, giustificare il valore della
scienza, quale cognizione, non di un oggetto che si porga
bello e costituito alla mente umana, anzi di un oggetto
costruito appunto dall’atto stesso del conoscere.
La scienza, rispetto alla quale sorge nel De antiquis¬
sima la nuova gnoseologia vichiana, è bensì una scienza
puramente formale: piena di verità, ma vuota di certezza.
Vuota di certezza, perché la realtà pel Vico, nel De anti¬
quissima, resta la natura (l’opera di Dio) : la natura stessa
degli empiristi, ma neoplatonicamente o (che, qui, è lo
stesso) spinozisticamente considerata, cioè superata: non
però nel monismo meccanico del filosofo di Amsterdam,
sì in una specie di pluralismo dinamico, che richiama
quello di Leibniz.
Come Spinoza, il Vico pone una natura estesa irridu¬
cibile al pensiero : ma, pel suo scetticismo, supera Spinoza,
come lo supera Hume; giacché non iscambia la causalità
razionale (che è l'intelligibilità della matematica, o della
verità senza certezza) con la causalità reale della natura,
e tiene ben distinto l’ordine delle verità di fatto dall’or¬
dine delle verità di ragione. Spinoza risolve la sua natura
corporea o la molteplicità infinita dei modi dell’estensione
nell’unità della sostanza estesa, la quale nella sua unità è
la negazione del corpo e del moto; ma la sostanza per