STUDI VICHIANI
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sporadici omaggi di simpatie, di lodi, e di plagi, nel
mondo della cultura internazionale x.
Contrasto tanto più significativo, se si considera che
Tammirazione universale e sconfinata degli Italiani per
Vico non aveva punto radici in sentimenti e tempera-
menti spirituali di geloso nazionalismo, poiché Vico sorge
in mezzo a una cultura impregnata d’influssi stranieri,
segnatamente francesi, e la sua fama postuma vive e
grandeggia attraverso tutto quel secolo XIX, in cui
1’ Italia non lavora che ad affiatarsi con la filosofia stra¬
niera, dal Galluppi, che meditò tutta la vita la filosofia
francese e la tedesca di Kant, fino a Bertrando Spaventa
hegeliano o a Roberto Ardigò riecheggiante in Italia il
positivismo francese e inglese; e si pon mente, d’altro
canto, che gli stranieri, se disconoscevano il valore d’un
filosofo della forza del Vico, non indugiavano a scorgere
e pregiare in giusta misura altri dei maggiori rappre¬
sentanti della genialità italiana. Basti per tutti ricordare
il Goethe, di cui invano Gaetano Filangieri richiamò
l’attenzione sulla Scienza Nuova, e che ebbe invece animo
così pronto a intendere e gustare Giordano Bruno, p. es.,
e il Manzoni. Onde è chiaro che non, per così dire, la
generica italianità di Vico fu ostacolo all’ intelligenza del
suo pensiero fuori d’ Italia, ma la sua italianità parti¬
colare, riuscita oscura agli stessi Italiani preoccupati delle
forme, in cui gli stessi problemi vichiani si erano pre¬
sentati nella filosofia straniera: ossia appunto in quella
filosofia che era stata il maggior pascolo delle loro menti.
Uno dei caratteri più appariscenti della italianità del
Vico è il suo atteggiamento negativo e polemico verso
1 Tutti i documenti di questa singolare storia sono stati con grande
amore raccolti da B. Croce, Bibliografia vichi una, Napoli, 1904 (negli
Atti dell’Accademia Pontaniana) col Supplemento del 1907, il Secondo
supplemento del 1910 (negli stessi Atti) e nuove aggiunte nella Cri¬
tica, 1917-21.