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STUDI VICHIANI
ha perfettamente ragione nella Scienza Nuova di ripetere
quel che è lo scetticismo del De antiquissima, e però di
conservare la metafisica che non è nostra (di quel mondo
naturale, di cui Dio solo ha la scienza)1
insieme con la nostra metafisica. Le due vedute, le due
opere vicinane, V integrano a vicenda. Il che vuol dire
che a fondamento del processo dalla natura a Dio della
Scienza Nuova rimane sempre pel Vico un processo da
Dio alla natura, un descenso platonico, che spiega così
la tendenza vichiana al panteismo e all’ immanenza e
però al soggettivismo e alla metafisica della mente, come
la tendenza, anch’essa incontestabilmente vichiana, al
teismo e alla trascendenza, e però al platonismo e alla
metafisica dell’essere. La luce è anche in Vico cinta da
un emisfero di tenebre.
NOTA
Un valente studioso, il prof. Benvenuto Donati, ha nel 1915
pubblicato (negli Annali della Fac. di Giurispr. della Univ.
di Perugia, voi. XXX) un’ importante memoria sui Prolegomeni
della filosofia giuridica del Vico attraverso le Orazioni inaugurali
dal iógg al 1708. Dove è indagato con molta sagacia lo svolgi¬
mento del pensiero vichiano attraverso le Orazioni inaugurali,
compresa quella del 1708 De nostri temporis studiorum ratione ; e ciò
in relazione col Diritto Universale. E si vuol mostrare come a grado
a grado si venissero svolgendo i germi che giunsero a dare i loro
frutti maturi nel De uno. E non si può non congratularsi di questa
nuova analisi dei primi scritti del Vico, che fino a pochi anni fa
solevano passare quasi inosservati: poiché il Donati mette nella
più chiara luce gli addentellati che in essi hanno taluni dei con¬
cetti principali del periodo posteriore della speculazione vichiana,
1 « Dee recar meraviglia come tutti i filosofi seriosamente si studia¬
rono di conseguire la scienza di questo mondo naturale, del quale perché
Iddio egli il fece, esso solo ne ha la scienza » (p. 173).