II. LA PRIMA FASE DELLA FILOSOFIA VICH1ANA
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la sua molteplicità, lo sviluppo si contrae nel suo punto
di partenza, e il mondo, come mondo, non ha valore, e
rappresenta un decadimento e una diminuzione di realtà.
È la metafisica antica, platonica per antonomasia; verità
senza certezza; oggetto senza spirito: e quindi trascen¬
denza e scetticismo: il dommatismo di Spinoza e lo scet¬
ticismo di Hume. Ma c’ è anche un’altra metafisica, che
non è dell’essere, bensì dello spirito, il cui essere non è
se non in quanto si fa (spiritualmente), attraverso contrasti,
sempre composti e sempre rinascenti, in cui si svolge con
incremento continuo la realtà, che non è più concetto
astratto {genera, gli universali della logica aristotelica),
ma storia, particolari, onde si realizza l’universale :
individuo. La prima metafisica è svolta nel De antiquis¬
sima. La seconda nelle opere con cui, dieci anni dopo,
dal Diritto Universale in poi, il filosofo riprese la sua at¬
tività letteraria. Ma, come il conato della prima
metafisica porta 1’ Uno a moltiplicarsi e lo spirito a farsi
natura, la natura umana della seconda è na¬
turalmente portata a dilettarsi del¬
l’uniforme (Dign. XLVII) ; ossia un nuovo co¬
nato* 1 spinge il molteplice a unificarsi, la natura (la
natura dello spirito, il sentire senza av¬
vertire) a farsi spirito (riflessione con
mente pura), che, come senso comune
(Dign. XII), supera ogni arbitrio dello spirito finito, ed
è la stessa Provvidenza divina, Dio 3. Ora, come il primo
conato lega Dio al mondo, e quindi la metafisica a una
storia che, per non esser nostra, non può esser conosciuta
da noi; il secondo lega il mondo come umanità a Dio,
e quindi fa della storia la nostra vera metafisica. Ma Vico
1 Scienza Nuova1, ed. Nicolini, pp. 183, 238.
1 « E questo istesso è argomento che tali pruove [della S. N.] sieno
d’una specie divina e che debbano, o leggitore, arrecarti un divin
piacere » (p. 188).