I. I PROBLEMI DELLA SCOLASTICA
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dev’essere illuminato, da Dio. E la resistenza fin qui op¬
posta dall’Aquinate all’innatismo, qui si spezza: e tutta
l’autonomia spirituale è recisa alle radici: «Come dalla
verità dell’ intelletto divino discendono nella intelligenza
angelica le specie innate delle cose, per cui essa conosce
tutto, cosi dalla verità dell’ intelletto divino, come da
suo esemplare, procede nella intelligenza nostra la verità
dei primi principii, mediante i quali giudichiamo di tutto ».
Ancora : « Dio è causa della scienza umana nel modo più
eccellente; perché egli ha illustrato l’anima stessa della
luce intellettuale, e inoltre, vi ha impresso la notizia dei
primi principii, che sono come i seminarii del sapere » J.
— Sicché anche qui abbiamo una verità, da cui nasce
la verità per noi, e che non è verità per noi, ma verità
che ci è data e che noi accettiamo. Anche qui un « ver
primo che l’uom crede», senza il quale non può nulla
sapere.
E se il credere qui è la nostra passività e non la nostra
attività, e però non propriamente noi, che solo siamo
dove ci affermiamo, poiché lo spirito non è essere, ma
affermarsi dell’essere; se questo è vero anche per Tommaso,
che ci aveva dato un così spirituale concetto della verità
e un così degno concetto del valore dello spirito, anche lui,
trascinato dalla corrente della logica antica, termina col
negare lo spirito, e non vedere altro che ciò in cui lo
spirito si affisa. Anch’egli, come Bonaventura, come tutti
i pensatori contemporanei, segue la bandiera che due
secoli innanzi aveva levato il platonizzante Anseimo
d’Aosta col motto: Credo ut intélligam.
1 Quaest., I (De verit.) art. 4, e XI (De magistro) art. 3. Cfr. Sertil-
l anges, II3, 188.