II. LA VERITÀ
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sforzato di mostrare che Dio è così prossimo allo spirito
umano; ma, pur troppo, per quanto vicino, Dio è ancor
fuori delio spirito. Mirimi autem viditur, dice lo stesso
san Bonaventura, cum ostensum sit quod Deus sit ita
propinquus mentibus nostris, quod tam pane,orimi est in se
■ipsis primum principium speculari. Povero Bonaventura !
Se la tua dottrina fosse vera, meraviglia sarebbe, non
che pochissimi giungano a vedere in se stessi il primo
principio, ma che tutti pur veggano in sé qualche cosa;
infatti, checché si vegga, gli occhi dello spirito, la luce
dello spirito, la potenza creatrice, o se si vuole, autonoma
e assoluta dello spirito ci dev'essere; e con la tua dottrina
non c'è. La ragione, per cui, secondo Bonaventura, non
c’è da meravigliarsi, è la solita, frequentissima nei mi¬
stici, a tutti nota e per tutti validissima, in verità, fino
a un certo segno. Egli è, a sentir lui, che mens fiumana,
sollicitudinibus di strada, non intrat ad se per memori ani]
phantasmatibus obnubilata, non redi! ad se per intelUgen-
tiam ; concupiscentiis illecta, ad se ipsam nequaquam rever-
titur per desiderium suavitatis et laetitiae spiritualis 1.
Ragione validissima fino a un certo segno: perché, anche
distratta dalle sollecitudini, e offuscata dalle rappresenta¬
zioni sensibili, e allettata dalle concupiscenze, la mente
non cesserà perciò di essere mente ; e mente non potrà
essere senza verità, senza necessità, senza legge, senza
bene, priva dei valori per cui è mente.
Rilevare per altro il difetto di questa concezione, che
non vede nell’uomo volgare, dominato, come si dice, dai
sensi e dalla pressura della vita materiale, quella divinità
che gli spetta, sarebbe qui fuor di luogo; ma un tal uomo
è pur lo stesso uomo che, vestito il rozzo saio e ingentili¬
tosi nell’amore e sublimatosi nel sacrifizio, sale l’Alvernia
e si fa simile a Cristo; o, più prosaicamente, indossati,
1 Wiì., IV, i.