II. LA VERITÀ
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ogni artefice preesiste nella fantasia che lo vagheggia
prima che sia tradotto in opera d'arte effettiva e reale.
E nella mente divina la necessità logica consiste nei rap¬
porti reciproci delle idee secondo che se le rappresenta la
stessa mente.
È chiaro che, posta di fronte all’ intelletto umano questa
res dell’arte eterna nella stessa posizione della res exìstens
in materia, alla prima non può competere niente più della
pura contingenza della seconda; poiché quelle aptitudines
et habitudines ad invicem non potranno essere altro che
rapporti di fatto intercedenti tra i termini dell’arte eterna.
Il pensiero, visto fuori di se stesso, non è più riconoscibile ;
ma, visto a quel modo, è appunto il pensiero teorizzato
dalla logica aristotelica, in cui i concetti per se stessi,
indipendentemente dal soggetto che li conosce, hanno
questi scambievoli rapporti, di cui si contenta qui Bona¬
ventura.
Sicché quest’analisi della necessità razionale non dà mi¬
glior frutto delle altre. II mistico scolastico, impigliato
nella rete della filosofia greca, non raggiunge il segreto
della propria intimità; e conchiude, citando sant’Agostino,
che quel lume di chi ragiona secondo verità accenditur ab
illa ventate et ad ipsam pervenire nititur, per cavarne che
dunque l’intelletto nostro è congiunto alla stessa verità
eterna. Il luogo meritamente famoso di Agostino 1, a cui
egli si riferisce, contiene quelle parole bellissime: Noli
foras ire, in u ipsttm redi, in interiore homine habitat
veritas; dove è espresso in tono vittorioso il senso della
nuova conquista cristiana della intimità di Dio, ignota
agli antichi. Ma poi continua platoneggiando e accascian¬
dosi nello spirito che prevarrà in tutta l’età di mezzo:
et si tuam naturarti mutabilem inveneris, transcende et te
ipsum. Sed memento, cum te transcendis, ratiocinantem
1 De vera re Hi;., XX XIX, 72.