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I. 1 PROBLEMI DELLA SCOLASTICA
un’ idea analoga a ogni altra idea, dev’esserci per Bona¬
ventura un fondamento nella cosa, nella realtà. Problema
assurdo, secondo noi, come quello della verità derivante
allo spirito da un’estrinseca origine: perché, come in
questo caso una tal verità non è verità per lo spirito,
per cui pure dovrebb’essere tale, così nell’altro caso la
necessità che fosse necessità della cosa, per l’intelletto
non potrebbe essere se non mera contingenza. Infatti
e si ponga mente qui agli effetti della filosofia platonico¬
aristotelica su quest'anima cristiana: — se per Bonaven¬
tura non si potesse distinguere una doppia realtà, la base
della necessità logica non potrebbe essere fornita dalle
cose. L’existentia rei in materia, esistenza effettiva o at¬
tuale, è contingente, e come tale non può generare il
necessario. Questa è la vera realtà per Aristotele, la so¬
stanza concreta, l’individuo, che non è pura forma della
cosa, ma forma calata nella materia, sinolo, unità inse¬
parabile di forma e di materia.
Ma allo stesso Aristotele questa dottrina non aveva
impedito di risalire, di forma in forma, fino a una forma
suprema, Dio, pura forma separata e trascendente, né
più né meno di tutte le idee platoniche. E trascendente
tutto era il vouc; noir^ixoc, a cui si adegua la verità
assoluta della scienza, qual’è concepita nell’ Organo ari¬
stotelico. Bonaventura, platonizzante come Agostino e i
Vittorini, da cui dipende, e in questo punto, per vero,
platonizzante come tutti i filosofi scolastici e in confor¬
mità, a parer mio, del più genuino spirito aristotelico,
distingue, come s’é visto, tra res in materia e un’altra
res, senza la quale l’idea della necessità logica diverrebbe
agli occhi suoi semplice fictio della nostra mente; un’altra
cosa, che è pura forma, l’idea che allora si diceva ante
multiplicitatem o ante rem, esistente nella mente di Dio,
in arte aeterna, come esemplare delle cose materiali, a
quella guisa che il disegno materialmente realizzato da