IT. LA VERITÀ
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pensiero perciò che deduce ab aeterno, e insomma non
deduce, se per deduzione s’intende lo svolgimento e 1’ in¬
cremento su se stesso: ma È. Un pensiero, dunque, che
non era pensiero, ma essere, come tale, sostanzialmente
identico all’essere della natura.
5. In tutta la filosofia greca indarno cercherete lo spirito,
sia che facciate consistere tutto l’atto suo nel pensare,
sia che distinguiate tra atto spirituale che è teoria e atto
spirituale che è vita o pratica, sia che unifichiate tutto il
suo operare nel suo vivere, amare 0 volere che si voglia
dire. Il Bene di Platone è idea con la sua ferrea oggetti¬
vità. La virtù di Aristotele è opzEic, e vouc ; ma il soggetto
è opsEt;, e il vooc, che purifica l’appetito e ne fa la virtù,
non può, in fine, essere altro che quel pensiero che non
è nostro pensiero. Il valore dell’uomo, Dio, è fuori del¬
l’uomo, proprio come per la coscienza ebraica: e la sere¬
nità a cui assorge lo spirito ellenico, non è la pace che
succede alla conquista del fine, ma il vagheggiamento
ingenuo di questo, e l’estetica contemplazione del suo
valore meramente oggettivo.
La filosofia greca può dirsi a rigore intellettua¬
listica, se per intelletto intendiamo una passiva
intuizione della verità concepita come esterna al soggetto,
una vana operosità (se operosità può dirsi) che non con¬
corre per nulla al processo del mondo, dal quale l’intel¬
letto si trae quasi in disparte, per godersene lo spettacolo.
6. Cotesta, come ognun vede, è la più sciagurata con¬
dizione dell’uomo rispetto alla coscienza cristiana; per
cui la vita è milizia, fare la volontà divina in cielo e in
terra, amare, soffrire, morire anche per vivere davvero;
e però non starsene mai, ma edificare, fare se stesso in
Dio, mai senza peccato, mai senza la fede operosa, senza