1. Í PROBLEMI DELLA SCOLASTICA
E dirò pure che l’esempio singolarmente significativo
di Dante determina il senso che solo può darsi alla ricerca
propostaci in queste lezioni, intorno alla filosofia scola¬
stica italiana, non volendo del tutto arbitrariamente dir
tale la filosofia di quegli scrittori medievali che nacquero
e magari vissero per qualche tempo in Italia. La nostra
ricerca cioè non può mirare se non a quella filosofia che,
come scolastica, non è punto italiana ; e che con la storia
nostra ha questo solo legame, che essa era studiata anche
nelle scuole italiane, anche dagli Italiani, che come Dante
si procacciassero una profonda cultura filosofica: e che,
secondo l’indole sua, poté favorire o contrastare inclina¬
zioni più intime e più proprie dello spirito italiano: un
legame affatto analogo a quello per cui nella storia ita¬
liana, e più strettamente della letteratura italiana, pos¬
siamo pure occuparci della filosofia di Hobbes e di Rous¬
seau a proposito di Ugo Foscolo, che non fu filosofo, e
di quella dei sensisti e materialisti francesi a proposito
di Leopardi, che non fu filosofo neppur lui.
8. Da Dante al Petrarca il problema si rovescia ; e però
io considero il secondo, e non il primo, iniziatore di una
filosofia italiana, quantunque il primo abbia un così vivo
senso del bisogno di far entrare la filosofia nella nostra
letteratura, e il secondo ostenti un così superbo dispregio
del volgare italiano là dove si fa assertore e propagatore
di una scienza che cacci di seggio la scolastica. In Dante
la filosofia è materia d'arte, è contenuto, alimento della
sua ricca personalità poetica; nel Petrarca la stessa sensi¬
bilità del poeta diventa materia d'un concetto della filo¬
sofia profondamente diverso da quello grettamente intel¬
lettualistico proprio delle forme più povere della scola¬
stica, in cui egli s'imbatte: il terminismo occamistico,
che invase tutte le scuole d' Italia, e vi ebbe uno dei
più celebri sommolisti con Paolo Veneto; e l'averroismo