I. J.A FILOSOFIA SCOLASTICA IX ITALIA 21
sufficientemente e acconciamente ». E finisce con un inno
d’amore, di un amore che si potrebbe dire dionisiaco:
Questo mio volgare fu congiugnitore de li miei generanti,
che con esso parlavano..., per che manifesto è lui essere concorso
a la mia generazione, e così essere alcuna cagione del mio essere.
Ancora, questo mio volgare fu introduttore di me ne la via di
scienza, che è l’ultima perfezione, in quanto con esso io entrai ne
lo latino, e con esso mi fu mostrato : lo quale latino poi mi fu via
a più innanzi andare...
Oui lo scolastico si riscuote c si sveglia; e sente la
terra, a cui lo avvincono le sue radici spirituali. Indi sente
salire allo spirito la linfa della vita, e permeare in un solo
circolo vitale l’umore che avviva una moltitudine di par¬
lanti una stessa lingua, e aventi in questa alcuna cagione
delbesser loro. Sa a prova il valore di questa lingua, a
cui era vietato l’ingresso nelle vecchie scuole; e con
l’istinto della vita che sarà vissuta, presente che una
nuova scienza nascerà, fuori di quelle scuole, germogliante
da quella terra, vivente di quello spirito che parlava il
volgare: una scienza che, uscita dalla breve cerchia dei
chierici privilegiati, si diffonderà nella moltitudine.
Questo sarà quello pane orzato del quale si satolleranno mi¬
gliaia, e a me ne soperchieranno le sporte piene. Questo sarà luce
nuova, sole nuovo, il quale surgerà là dove l’usato tramonterà, e
darà luce a coloro che sono in tenebre e in oscuritade, per lo usato
sole che a loro non luce3.
Il sole che tramonterà sarà la scienza umbratile delle
scuole senza nessun carattere nazionale; il sole che sor¬
gerà, se non nel Convivio, nella Commedia, sarà la scienza
liberata dal suo astratto universalismo, e fatta italiana,
perché passata attraverso una grandissima anima italiana,
e penetrata nella nuova vita d’ Italia.
1 Conv., I, xin, 4-5.
3 Conv., I, xin, 12.