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I, I PROBLEMI DELLA SCOLASTICA
trionfalmente, con intera coscienza della importanza sto¬
rica della novità. 11 programma dantesco, anche per
questa parte, è nel Convivio. Si leggano i capitoli 5-13 del
primo trattato, dove l’Alighieri dice perché scrive in
volgare il suo commento: e vi si vedrà esplicito il proposito
di creare un nuovo, serio, alto contenuto alla letteratura
già sorta fuori delle scuole ; e di trarre pertanto dal chiuso
di queste la scienza.
Che fu tale novità che, al primo tratto, nel Convivio,
Dante dubitò non fosse inopportuno questo suo scrivere
di così alte materie in volgare; e si chiese se c’era quella
« evidente ragione, che partir faccia l'uomo da quello che
per gli altri è stato servato lungamente >>; e si scusò lun¬
gamente del suo ardire adducendo « lo naturale amore
della propria loquela » (oh la nostalgia del tempo felice
nella miseria ! del tempo in cui egli veniva trattando ad
ora ad ora la sua loquela col cesello dell’arte !).
Egli era geloso del suo volgare; e nel Convivio aveva
preferito lui maneggiarlo, anzi che, dando in latino il
commento, lasciare poi la cura, se mai, di volgarizzarlo
a qualche « illitterato », che l’avrebbe fatto parer laido :
come aveva fatto nella seconda metà del Duecento il
traduttore della Summa quorundam Alexandrinorum, o
estratti dAYEtica a Nicomaco, messi in latino da Ermanno
il Tedesco : (« come fece quelli che trasmutò il latino del-
VEtica ») ; o come fece anche il fisico Taddeo d'Alderotto,
che è pur menzionato nel Paradiso, quale uno degli autori
prediletti da’ mestieranti contemporanei, incuriosi della
« verace manna ».
Dante, insomma, tratta di filosofia in volgare per amore
d’artista e coscienza della propria arte. E difende perciò
il suo volgare da quelli che per « abominevoli cagioni » lo
dispregiano o lo tengon da meno delle altre lingue ro¬
manze, sentendosi di dimostrarlo con l’esempio atto ad
esprimere «altissimi e novissimi concetti convenevolmente,