II. BERNARDINO TELESIO
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t r e ma u n o : e questo uno, essendo l'unità o sintesi
attuale dei tre principii solo astrattamente distinguibili,
è la materia che è calda e non è calda, perché è fredda e
insieme non è fredda. La materia è quello che è e non è
insieme, la genesi, il d i v e n i r e aristotelico, resti¬
tuito alla logica del suo processo immanente.
In conclusione, la filosofia telesiana vuol essere un natura¬
lismo monistico; per cui la realtà è l’opposto dello spirito,
la natura, rappresentata come materia ; ma questa materia
è movimento, e in quanto tale assume tutte le forme mon¬
dane, dal corpo fìsico al pensiero. Potrebbe parere una
filosofia tornata, nel bel mezzo del sec. xvi, alla ingenue«,
intuizione dei filosofi ionici del vi e v secolo a. C. ; se questa
filosofia ora non risorgesse dal fermento della metafisica
platonizzante deìl’aristotelismo, che ha sdoppiato la realtà
fisica dei più antichi presocratici, e creato l’idea o forma, e
tutto un mondo estramondano, che il filosofo del Rinasci¬
mento aspira a distruggere: ed è appunto nella demoli¬
zione di questo mondo separato, ignoto ai filosofi ionici,
l’intonazione e il valore nuovo della filosofia del Telesio,
demolitrice più che costruttrice (destruendo quam astruendo
melior). Poiché la vera costruzione, in questo momento,
all’uscire del Medio Evo, quando lo spirito aspirava a
sgombrare il campo innanzi a sé, per istaurare la filosofia
adeguata alla vita nuova del cristianesimo, non poteva
essere se non demolizione.
La filosofia del Cosentino, lungi daH’affacciarsi con
l’ingenuo occhio di un Talete allo spettacolo della natura
che gli è di fronte, sente con la riflessione del moderno se
stesso nel flusso delle cose naturali; e nell’affermazione
energica dei principii propri onde la natura si spiega, e
per cui si rivendica in libertà, prorompe l’istinto dell’uomo
nuovo, ricreato dall’intuizione cristiana e portato a cer¬
carsi dentro, come sostanza del proprio essere, la divinità.