I :;<> II. BERNARDINO Tilt, ESTO
chio. Perciò tutti i pensatori di questa età hanno due
facce, e ci presentano contraddizioni, che paiono spian¬
tare i principii stessi del loro filosofare; e chi guarda
a una sola faccia, non riesce più a rendersi conto dell’altra.
E chi ne fa gii iniziatori, a dirittura, del pensiero moderno,
e chi li respinge indietro, alla scolastica dei tempi di mezzo:
laddove il significato storico è in questa posizione, che
occupano, tra una filosofia che hanno solo virtualmente
superata e una filosofia che del pari solo virtualmente
affermano. Trascurare cotesto residuo esanime, che re¬
siste nei loro sistemi alle intuizioni innovatrici, in tutti
questi filosofi, dal Ticino, anzi dal Valla, al Bruno e al
Campanella, non è possibile: vien meno tutto il signifi¬
cato di queste medesime intuizioni, che fanno di essi
i precursori dei più grandi filosofi moderni ; e non si spie¬
gano più atteggiamenti essenziali e parti vitali del loro
pensiero; ma, sopra tutto, diviene un mistero perché il
germe dì verità, che essi si recano in mano, rimanga sol¬
tanto un germe, di cui la vita s’arresti appena cominciata.
li
il pensiero medievale
L’uomo del Medio Evo si era travagliato in una con¬
traddizione, che si può dire organica, perché ne dipendeva
la vita stessa del pensiero. Una contraddizione, i cui
termini, se si vuol considerare il processo generale della
storia ne’ suoi grandi tratti, si possono designare come
la filosofia greca e la fede cristiana: due termini, che il
pensiero tentò per tutte le vie, lungo più di un millennio,
di conciliare; ma erano assolutamente inconciliabili per
lui, sul terreno in cui si era posto. Poiché, a dirla in breve,
la filosofia sua, che avrebbe dovuto operare la concilia¬