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STUDI VICHIANI
pensiero vichiano dal 1699 in poi, perché di esso si dovrebbero
pure avere documenti contemporanei nelle Orazioni inaugurali.
Senonché, queste, nel testo in cui ci son perve¬
nute, ci offrono l'effettivo e successivo svolgi¬
mento della mente del V. dal 1699 al 1707 ? Questa la questione.
« Che il codice della Biblioteca Nazionale di Napoli, donde
prima il Galasso, poi tu e io pubblicammo quelle Orazioni, ne
contenga non la prima stesura (quella recitata via via all’ Uni¬
versità) e nemmeno la seconda (di cui restan soltanto alcune
Emendationes), ma soltanto una terza stesura, — dimostrai già
nella Nota bibliografica di quel nostro volume vichiano. Resta
ora a vedere:
« 1) in qual tempo il V. allestì codesta terza stesura;
« 2) se nell’allestirla, egli v’ introdusse soltanto correzioni
di forma, o non anche mutamenti filosofici più o meno profondi
e correlativi al grado di maggiore maturità raggiunto dal suo
pensiero.
« Quanto al primo punto, è cosa più che certa che la terza
stesura delle Orazioni può esser bensì posteriore, non mai ante¬
riore al 1708. Basti dire che nel codice che ce 1' ha serbata (tutto
di pugno di Giuseppe Vico con correzioni autografe di Giam¬
battista), le sei Orazioni inaugurali formano un sol corpo col
De studiorum ratione (recitato il 18 ottobre 1708), e tutte sette
s’ intitolano complessivamente: De studiorum finibus naturae
humanae convenientibus. Anzi, poiché da alcuni raffronti che ho
iniziati, la redazione del De studiorum ratione contenuta dal co¬
dice anzidetto comincia a sembrarmi non anteriore ma posteriore
al testo a stampa (pubblicato nell’aprile 1709), la data dell’ in¬
tero codice potrebbe anche esser fissata tra la fine del 1709 e
i principii del 1710.
« Se poi nell’allestire codesta stesura definitiva il V. introdu¬
cesse anche nelle prime sei Orazioni mutamenti correlativi alla
sua forma mentale del 1709-10, è impossibile naturalmente di¬
mostrare con una prova documentaria, perché manca il meglio:
il testo primitivo su cui compiere il raffronto. Tuttavia alcune
circostanze, che ti verrò enumerando, rendono, a mio vedere,
la cosa altamente probabile.
« 1) Il pensiero del V., come tu ben sai, non fu mai statico,
ma sempre ultradinamico. Per citare un esempio solo tra cento,
dalla pubblicazione del De constantia iurisprudentis (1721) a
quella delle Note al Diritto universale (1722) corrono appena
pochi mesi: eppur nelle Noie il V. svolse, sopra tutto in fatto