II. BERNARDINO TELESIO
I42
il nostro Tommaso d’Aquino: i cui sforzi possenti per
scuotersi di dosso la plumbea cappa delle conseguenze
ineluttabili dell’antica filosofia, riempiono l’animo dello
studioso moderno di commossa ammirazione e di reve¬
renza. Chi vuole intendere la storia del pensiero medievale,
deve figgere lo sguardo in questo contrasto delle maggiori
forze spirituali che vi operavano dentro: il misticismo, che,
affermando immediatamente la presenza di Dio, della
verità, di quanto ha valore, nello spirito umano, nega la
scienza, come cognizione che sia sviluppo e sistema, e
tutte le forme a cui lo sviluppo dello spirito dà luogo
nella scienza e nella vita ; e la filosofìa intellettualistica, che,
presupponendo una realtà fuori dello spirito che la ricer¬
ca, si affanna in una costruzione, formalmente ricchissima
e sostanzialmente vuota, di ciò che non può essere verità.
O verità senza scienza, senza vita dello spirito ; o scienza,
la forma più elevata di questa vita, senza verità, sterile.
in
Umanesimo c Rinascimento
Quando il Medio Evo è al tramonto, un uomo di genio
raccoglie in una espressione eloquente il senso di vuoto che
l’anima cristiana provava nella scienza delle scuole: ma un
senso, che non è più schietta conseguenza di disposizione
mistica, la quale, rinunciando alla scienza, possa trovare
il suo appagamento nell’immediatezza della fede; anzi,
piuttosto, un senso nascente da vivo bisogno di sapere,
pensare, intendere. Egli è un dotto, un gran maestro di
dottrina, un amante appassionato della scienza; ma aspira
dal profondo a una scienza che riempia l’anima e appaghi i
bisogni che la nuova fede ha creati dando all’uomo la
coscienza della sua iniziativa, della sua posizione centrale