palato da innaffiare di vino di Borgogna? Eppure non manca mai a questi banchetti che si
prolungano per ore - lui che saprebbe impiegarle ben meglio, quelle ore, in operazioni attinen¬
ti al servizio. Invece: ha diritto lui come tutti gli altri a un posto alla tavola imperiale, e lo oc¬
cupa; e adempie al ceremoniale del banchetto con la stessa cura meticolosa che esplica in ogni
altro ceremoniale della giornata.
Le portate sono le solite dell’esercito: tacchino farcito, oca allo spiedo, brasato di bue, maiahni
di latte, anguille, orate. I valletti non han fatto a tempo a porgere i vassoi che i paladini ci si
buttano addosso, arraffano con le mani, sbranano, si sbrodolano le corazze, schizzano salsa
dappertutto. C’è piti confusione che in battaglia: zuppiere che si rovesciano, polli arrosto che
volano, e i valletti a strappar via i piatti di portata prima che un ingordo li vuoti nella sua sco¬
della.
All’angolo della tavola dov’è Agilulfo invece tutto procede pulito, calmo e ordinato, ma ci
vuole piti assistenza di servitori per lui che non mangia, che per tutto il resto della tavola.“55
Die Entgrenzung der Gesänge zur spätmittelalterlich-frühinascimentalen Feier des Indivi¬
duums führt so über die glühenden Stanzen Ariosts zu dessen fiktionaler Aufhebung und
zu einem weiteren, postmodernen Sieg der Imagination über die Historie.
55 Calvino, Italo: II cavaliere inesistente, Turin "1983, S. 73-74.
426