68
STUDI VICHIANI
divinità astratta) dall’elemento estraneo sensuale, è il
processo morale: morale, perché eudemonologico, come fu
concepito dalla filosofìa greca ; eudemonologico, perché
intellettualistico, come fu concepito da Socrate, dalle
scuole socratiche e nel neoplatonismo, per cui il supremo
fastigio dello spirito è amor Dei intellectualis.
Il Vico comincia dal ritrarre co’ più foschi colori una
truce immagine della guerra: scontro degli eserciti av¬
versi, e fiammeggiare degli odii sul campo, quando ferve
inesorabile l’ira e il furore acceca le menti e una prepo¬
tente libidine di strage infierisce negli animi. E i volti
efferati minacciano eccidio, e gli occhi rossi di fiamme
cercano nel nemico il punto da ferire, e la mano assale
pugnace, e il ferro passa da parte a parte. Se gli uni re¬
spinti indietreggiano, gli altri incalzano: se questi stan
fermi, quelli fanno impeto; dove si scompiglian le file,
penetrano gli avversari. Quindi, spettacolo miserando,
il campo seminato di strage, dopo la vittoria. E poi gli
orrori delle devastazioni, dei saccheggi, delle desolazioni.
Ebbene, assai più terribili sono i mali arrecati dalla
guerra che dentro di sé lo stolto fa a se medesimo: onde
si perde patria, felicità, libertà e ogni fortuna. L’anima
è parte razionale, parte irrazionale. Nell’anima irrazionale,
secondo l’immagine di Filone, ci sono come due cavalli,
maschio e femmina; uno irascibile e l’altro concupiscibile:
uno tutto forza e impeto, l’altro tutto debolezza e lan¬
guore. Nato l’appetito di alcun bene apparente (prava
cupiditas alicuius apparentis boni), l’anima è gittata nelle
passioni {perturbationes), di cui la sorgente è 1’ a m o r e ;
che è desiderio, se il bene è lontano ; speranza,
se si può conseguire ; gaudio, se presente ; ge¬
losia, se si ritiene così alto, che uno solo ne possa
godere ; e quindi emulazione, invidia se altri
ne ha molto, e noi poco. Ma, ottenuto lo scopo e strap¬
pata la maschera, resta la cosa, e il bene diventa male,