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STUDI VICHIANI
com’egli, confondendo in uno Zenone d’ Elea con quello
di Cizio, userà dire, zenonistica I: che è vero e proprio
panteismo. E quell’opposizione, se dapprima potrà dar
luogo allo scetticismo della metafisica vichiana, più tardi
renderà possibile la profonda concezione — che è la sco¬
perta di Vico — della scienza del mondo umano, o, com’ è
stato detto, della metafisica della mente. Giacché, una
volta ammesso il concetto neoplatonico, svolto anch'esso
dal Ficino 2, che Deus omnia agit et servat, et in omnibus
omnia operatur, poiché causae rerum sequentes Deum nihil
agunt absque virtute actioneque divina, Dio, immanente
nell’operare di una natura esterna a noi, sarà fuori di noi
(onde la nostra conoscenza della natura non potrà aver
verità) ; ma Dio immanente nella volontà umana sarà
1 Nell’ Autobiografia, nel De antiquissima, nella Sec. risposta al
Giorn. d. letterati il Vico parla indifferentemente di Zenone e della sua
scuola (de Zenone eiusque secta, Zenonii) e di Zenone e degli stoici,
mostrando perciò di unificare i due Zenoni. E Z-yjvóvEioi in Diog. L.,
VII, 5 son detti gli stoici. La dottrina di Zenone, che Vico dice ma¬
lamente riportata e combattuta da Aristotele (nel VI della Fisica),
è la celebre aporia dell’ Eleate intorno alla molteplicità, dove si arresta
la divisione del continuo a quel minimo, che egli poi dimostra non
potersi insieme non concepire come massimo. Ma la ricostruzione che
il Vico stesso nella Sec. risposta § 4 dà della sua interpretazione dei
punti metafisici (che parrebbero questi minimi), risalendo ai numeri
zenoniani-pitagorici, è fantastica. Realmente egli aveva contaminato
il concetto dell’ Eleate con la dottrina stoica, ed il dinamismo del De
antiquissima è di origine stoica. Si chiamino punti metafisici i Xóyot
CT7T£p(i.aTi.xo(, e la metafisica di Vico avrà la sua base nello stoicismo.
Con la cui 7ipóvoia, quale si ritrova nei neoplatonici, da Plotino (Enn.
Ili, 2, 3) a Ficino (T/t. pi. II, 13), dovrebbe pure essere messa in relazione
la Provvidenza della Scienza Nuova. Ma non mi par dubbio
che al Vico lo stoicismo perviene attraverso i neoplatonici. E mi par
degno di nota che la polemica vichiana contro il concetto della divi¬
sione all’ infinito opposto da Aristotele a Zenone (De ant. c. IV, § 2)
si riscontra puntualmente con quella che contro lo stesso concetto aveva
rivolta fin dal 1591 il Bruno nel De triplici minimo, I, 6-8: in cui può
parere che si ripiglino gli argomenti lucreziani in favore dell’atomo,
ma in realtà, come in Vico, si trasforma l’atomo in conato, o operazione
dell’anima del mondo (v. Gentile, G. Bruno e il pensiero del Rinasci¬
mento, pp. 223-4). Le radici delle due filosofie, bruniana e vichiana, si
toccano e s’intrecciano.
2 Theol. piai., II, 7.