APPENDICE II
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apparenza più ripugnante al sentimento raffinato della cul¬
tura; poiché la Provvidenza, come scopre Vico, fa degli umani
vizi virtù. La Provvidenza è quel « comune senso » che fa
uomo l’uomo, quel pensiero profondo dalla logica infallibile
che muove e dirige tutte le azioni degli uomini, vicini a Dio e
sotto la sua guida anche quando ne sembrano più lontani. E
tanto più l’uomo si profonda in se stesso, tanto più si coltiva ed
impara, e tanto più sente e scopre il divino nell’animo proprio.
E si accerta della verità del principio kantiano, da Vico, set¬
tanta anni prima della Critica della ragion pura, scolpito nel
motto famoso: verum et factum convertuntur, che diverrà la
chiave di volta della sua Scienza Nuova: che cioè la verità
non è scoperta da noi, ma fatta; ossia che il vero mondo
non è un antecedente dello spirito ma il mondo che egli crea
come regno dello spirito: l’arte, la religione, la scienza, lo
Stato, tutta la storia, che diventa intelligibile se viene intesa
come opera dell’uomo. Diventa intelligibile, si giustifica e
riempie il cuore dell’uomo del nobile orgoglio della sua po¬
tenza e insieme del più umile sentimento di religiosità: poiché
egli non può non sentire in sé autore del mondo una potenza
superiore che trascende la sua limitata personalità e attua
all’ infinito la sua virtù creatrice.
Idee oscure, che sono però convinzioni piantate nel più
profondo dell’animo. Come Vico le volle trovare e additare
nel mondo del diritto prima e poi in tutta la storia, splendenti
di subitanei bagliori che illuminano di luce vivissima aspetti
vari e diversi della vita degli individui e delle nazioni più
familiari alla cultura classica e moderna di Vico. Semina
flammae, pensieri suggestivi, verità improvvise e lampeggianti,
tanto più accolte con meraviglia e con gioia, quanto più lar¬
gamente profuse a piene mani in mezzo ad astruse osserva¬
zioni quasi secentescamente ingegnose e ad un’erudizione
classica e moderna non di rado indigesta e mista di fantasie
favolose. Molti motti pregnanti di Vico, come tanti versi
di Dante, son divenuti proverbiali; e molti egli perciò ne si¬
gillò col nome di « degnità », come a dire assiomi ; e sono spesso
il distillato della più meditata filosofia. In queste luci, che
nella maggiore opera vichiana, che fu poi l’opera di tutta la