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STUDI VICHIANI
spirituale, e che, per difendere la loro infrazione alle
tradizioni della scuola italiana, scrivono anch’essi qualche
libercolo prò e contro. La metafisica, in realtà, sarebbe
dimenticata, se non avesse una cattedra negli studi pub¬
blici; e nel 1732 Niccolò Concina, nella sua prolusione a
Padova, ringraziava il governo veneto di non essersi ar¬
reso ai consigli di chi tentava far sopprimere quella catte¬
dra come inutile e indegna d’una sì illustre università r.
Il Maugain, che giustamente ha preso i Giornali dei
letterati, che in questo tempo si pubblicavano in Italia,
a guida delle sue laboriose ricerche, trovandovi l’eco
continua delle questioni che si venivano dibattendo tra
le persone colte, avrebbe anche dovuto seguire la storia
dei principali insegnamenti nelle varie università, i quali
coi programmi e le provvisioni delle autorità, i libri de¬
gl’ insegnanti, le loro polemiche e le attinenze rispettive
coi loro avversari, sono anch’essi i centri di riferimento
della cultura temporanea.
IL
Pure la fine del sec. XVII e la prima metà del succes¬
sivo sono l'epoca del maggior fiorire degli studi storici
in Italia. È il tempo in cui il benedettino Benedetto
Bacchini pubblica e illustra il Liber pontificalis (1708),
e col Noia, col Grandi, col Lami e col sommo Muratori
imprende arditamente la critica delle leggende agiogra¬
fiche; Scipione Maffei distrugge (1712) le favolose origini
dell’ordine costantiniano e illustra con vasta erudizione
le antichità veronesi (1732) ; il Muratori, dopo avere in¬
dagato con occhio di lince le antichità italiane del Medio
Evo, mette insieme con lena infaticabile e con sagace
1 Maugain, p. 218.