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STUDI VICHIANI
egli dice che « cotal maniera di filosofare diede lo scandalo
a B. Spinosa»)1 e andava a finire nello spinozismo; e
non gli consentiva quindi più la critica alla quale egli
subito passa dello Spinoza. In sostanza il Vico, faccia a
faccia col panteismo, che era nel fondo del suo pensiero,
doveva dare addietro, e sopprimere il suo pericoloso saggio
di critica. Quanto al Locke, che il Vico non doveva aver
letto, e che giunge a riguardare come un materialista,
egli non poteva non aver qualche dubbio a dirlo « co¬
stretto a dar un Dio tutto corpo operante a caso »; né
quindi poteva fermarsi a credere veramente efficace
contro l’empirismo del filosofo inglese il concetto « del
vero Essere » anteriore ad ogni esperienza, compresa
quella che il soggetto fa di se stesso. In generale credo
si possa dire (occorrerebbe un’analisi molto minuta e
lunga per dimostrarlo) che l’autore fu bene avvisato,
come sarebbe già da presumere a priori, nei tagli e nelle
modificazioni che venne via via apportando al suo lavoro.
Che, del resto, non diede poi subito al tipografo, poi che
l'ebbe condotto a termine: anzi lo trattenne parecchi
anni presso di sé, e per quanto la luce della sua intelli¬
genza s'andasse in quegli ultimi anni della sua vita af¬
fievolendo, egli certamente avrebbe avuto tempo e forze
per prendere dalle precedenti redazioni e restituire nel¬
l’ultima pezzi già pronti, di cui potesse dirsi soddisfatto.
E quando non lo fece, avrà avuto le sue ragioni.
Il Nicolini bensì ha preferito abbondare, una volta
avviato il lavoro; e ha profuso fatiche e notizie e com¬
menti, dotti, arguti, inattesi, e sempre luminosi, nel
ricchissimo commento, allargatosi da ultimo per alcuni
punti sostanziali in excursus e note illustrative che sono
vere e proprie memorie; come quella, la più lunga, mi¬
1 Cfr. Spinoza, Eth., ed. Gentile, note 33 alla parte I e 23 alla
parte II.