IV. CONCETTO DELLA GRAZIA E DELLA PROVVIDENZA I49
Questo concetto insufficiente della libertà negativa s’ è
già incontrato nel Vico, nell’ Orazione del 1700 Ma in
quella stessa Orazione abbiamo visto com’egli sentisse
pure il bisogno di qualche cosa di meglio. Certo, nel suo
teologo non trovava un libero arbitrio che senza l’estrin¬
seco aiuto della divina grazia bastasse a bene operare;
quantunque dovesse, senz’alcun dubbio, esser più sod¬
disfatto da questa dottrina che un’ombra almeno di
libertà lasciava all’uomo; aH’ucmo di quella che egli
chiamerà umanità gentilesca, artefice an¬
ch’egli del mondo delle nazioni.
E non poteva egualmente non propendere alla sentenza
della teologia sorbonica nella questione famosa della
grazia efficace, che è l’altro memento della nega¬
zione della libertà nel giansenismo: per cui, l’uomo non
è libero prima d’esser redento dalla grazia, perché, per
effetto del peccato, è in potere del diavolo; e non è libero
né anche dopo, perché l’efficacia della grazia redentrice
consiste nella necessità della redenzione. Prima la sua
volontà è principio del male, e soltanto del male; poi,
del bene, e soltanto del bene. E non vien concepita mai
come principio degli opposti, quale dev’essere, per esser
libera. Anche qui il gesuita distingue; e se la distinzione
tra grazia sufficiente che non è sufficiente e grazia efficace
provocherà il sorriso del Pascal, essa però ha una pro¬
fonda ragion d’essere, e mira a salvare insieme con la
grazia la libertà, senza la quale la grazia edificherebbe
la distruzione. Il Ricardo riferisce in proposito un luogo
del De spirita et littera (c. 33) di Agostino, che egli dice
un compendio di tutti i libri scritti dal Santo contro i
nemici della grazia e del libero arbitrio: un muro di
bronzo contro pelagiani, manichei, luterani, calvinisti e
simili pesti.
1 Vedi sopra pp. 65 sgg..