La quistione della grazia, come s’ è veduto 1, fu stu¬
diata dal Vico negli anni passati a Vatolla (1686-95).
« In grazia della ragion canonica », racconta di sé nel-
VAutobiografia, « inoltratosi a studiar de’ dogmi, si ri-
truovò poi nel giusto mezzo della dottrina cattolica
d’intorno alla materia della grazia, particolarmente con
la lezion del Ricardo, teologo sorbonico, che per fortuna
si aveva seco portato dalla libreria di suo padre ». E la
dottrina di questo teologo il Vico stesso riassume dicendo
che costui « con un metodo geometrico fa vedere la dot¬
trina di sant'Agostino posta in mezzo come a due estremi
tra la calvinistica e la pelagiana e alle altre sentenze
che all’una di queste due o all’altra si avvicinano; la qual
disposizione riuscì a lui efficace a meditar poi un prin¬
cipio di dritto naturai delle genti, il quale e fosse comodo
a spiegar le origini del dritto romano ed ogni altro civile
gentilesco per quel che riguarda la storia, e fosse conforme
alla sana dottrina della grazia per quel che ne riguarda
la morale filosofica ». Dove c’ è un’ interpretazione del
Ricardo e una genealogia della propria dottrina, per così
dire, postuma: data dal Vico più di trent'anni dacché
aveva letto il teologo sorbonico, e dopo che il suo pen¬
siero (almeno su questo punto) aveva fatto molto cam¬
mino. Non è quindi privo d’interesse ricordare quanto
del Vico ci sia nell’ interpretazione del Ricardo, e quanto
del Ricardo nella genesi del pensiero vichiano. Ne deriverà
1 V. sopra p. 26.