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STUDI VICHIANI
Nel suo Commentario al Parmenide poi, cap. 32 (ed. cit., t. II,
p. 1149) si trova un’osservazione, che fu già da noi riferita a
p. 31, dove il Ficino dice che la cognizione umana delle cose
materiali, poiché noi non siamo gli autori delle cose non è altro
che una proportio quaedam, laddove Dio le conosce veramente,
perché ne è la causa.
Che se qui pare dubitativamente concedere potersi la cogni¬
zione umana intendere forse come proporzione al conosciuto,
ossia come adequazione del soggetto all’oggetto, più oltre, e nella
pagina stessa, dimostrando perché la cognizione divina non
importi congruenza dell’ intelletto divino con le cose materiali
e transeunti, mette bene in chiaro la natura affatto soggettiva
d’ogni conoscenza, l’umana compresa:
«.... Multo minus actio in agente manens, id est cognitio,
adducit agentem, id est cognoscentem, pro ipso cognoscendorum
modo cognoscere: quod omne cognoscens non simpliciter pro rei
cognitae qualitate, sed pro ipsa cognitivae virtutis natura, forma
et dignitate, cognoscat et iudicet, hinc apparet, quia hominem
nobis obiectum aliter quidem sensus exterior, aliter autem ima¬
ginatio viderat, aliter item ratio, aliter intellectus. Sensus enim
solam rem praesentem percipit et accidentia sola; imaginatio et
absentem repetit et quodammodo substantiam suspicatur, com¬
ponit, dividit, sola summatim conficit quae singulatim quinque
sensus; ratio vero et haec efficit omnia, et praeterea ad univer¬
salem speciem incorporeamque naturam argumentando se tran¬
sfert; intellectus denique simul quodam intuitu conspicit, quae
ratio multifariam argumentando circumspicit, quemadmodum
visus obiectum globum semet percipit ut rotundum, tactus autem
saepius attingendo.... Neque rerum cognitarum conditiones, sed
naturam ipsam suam sequitur [sc. intellectus] cognoscendo: na¬
turam inquam uniformem, indivisibilem, immutabilem ».
Dottrina tra le più atte a confermare la tendenza della gnoseo¬
logia del verum-factum: tendenza scettica, finché non si risolva
il dualismo del soggetto e dell’oggetto.
Dal Ficino, e in generale dal platonismo, ho sostenuto che il
Vico fosse anche indirizzato verso quella intuizione panteistica,
che è, suo malgrado, nel fondo di tutto il suo pensiero
filosofico. Sono affatto inutili e fuor di luogo le osservazioni che
si tornano a fare ancora una volta circa l’avversione del Vico
al panteismo. Nessuno ha mai dubitato di ciò, e la questione
non è questa. Il punto ora contestato è che dal Ficino il filosofo
n apoletano potesse ricevere suggestioni panteistiche. Contestato,