I.
La filosofìa di G. B. Vico, se si può da una parte con¬
siderare come una delle forme più eminenti dello schietto
spirito italiano e una delle maggiori forze autoctone svi¬
luppatesi dalla storia particolare d’ Italia, apparisce,
dall’altra, a chi ne investighi accuratamente i più profondi
motivi ideali, quasi uno specchio dei principii fonda-
mentali della moderna filosofia europea: francese, inglese
e tedesca. Essa, insomma, come le affermazioni più vigo¬
rose dello spirito, unisce in sé e concilia in un solo atto
di vita la più larga universalità ideale con la più con¬
creta determinatezza storica. E l’aver guardato per solito
all’una o all'altra faccia del pensiero vichiano ha reso
molto difficile la piena intelligenza della sua storica indi¬
vidualità, mentre ha prodotto, come conseguenza ne¬
cessaria, quella strana storia della fortuna dello scrittore,
che non so se abbia riscontro in altro scrittore di qual¬
siasi letteratura: quella storia anch’essa a doppia faccia
di un «illustre ignoto»: di un grande, anzi grandissimo
filosofo per gl’ Italiani, che da un secolo e mezzo non ne
ripetono il nome senza sentirsi vivamente compresi di
ammirazione mista a riverenza come innanzi a uno de’
genii maggiori della loro stirpe, di quelli che la coscienza
d’un popolo consacra nel tempio de’ suoi spiriti tutelari;
e d’un filosofo, d’altra parte, ignorato come tale, malgrado