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STUDI VICHIANI
quamur ducem. E infatti la deduzione del suo metodo è
una filosofia dello spirito, di cui in questa ultima delle
sue Orazioni inedite egli segna alcune linee definitive.
Le quali saranno riprese nell’ Orazione dell’anno appresso
De nostri temporis studiorum ratione, e non saranno più
cancellate nella ulteriore elaborazione del pensiero vichiano.
La prima proposizione, in cui culmina un pensiero già
incontrato nella prima Orazione, d’origine neoplatonica,
suona : « Nullum sane dubium est, qnin pueritia, quantum
ratione infirma aetas est, tantum memoria valeat » ; la quale
poco più oltre vien integrata con l’altra : « in ephoebis
phantasia plurimum pollet.... nihil autem rationi magis,
quam phantasia adversatur », sicché, a suo tempo, « phan¬
tasia attenuanda est, ut per eam ipsam ratio invalescat » 1.
Che saranno due delle più famose dignità della Scienza
Nuova : « La fantasia tanto più è robusta quanto è più
debole il raziocinio»1 2; e «ne’ fanciulli è vigorosissima la
memoria; quindi vivida all’eccesso la fantasia, ch’altro
non è che memoria dilatata o composta » : e tutte
insieme uno dei concetti più importanti e suggestivi della
filosofia del Vico. Che la memoria sia potente nei fanciulli
vien confermato dall’osservazione, già fatta nella prima
Orazione, circa il ricchissimo patrimonio linguistico che i
fanciulli son capaci di accumulare nei primi tre anni;
e dall’altra, che il Vico dimenticherà nel De antiquissima,
ma rinnoverà più tardi, facendone uno dei canoni capitali
della Scienza Nuova: che cioè la lingua non è creazione
della ragione, ma della memoria (o fantasia), perché pro¬
1 Nella Orazione IV già aveva detto: « Atque ea omnia quae memo¬
rari facienda sunt ab adolescentibus, qua aetate et sensus maxime vi¬
gent et phantasia plurimum pollet, et mens, quia tum primum materiae
vinculis relaxetur, angustissima sit; et ratio, cum in summa versetur
ignoratione rerum, sit ad vicium usque curiosa»; Opere, I, 37.
2 Dign. XXXVI.