II. LA PRIMA FASE DELLA FILOSOFIA VICHIANA
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Enumerate tutte le discipline, fa osservare che, salvo
le matematiche, la logica e la metafìsica, a causa della
somma astrattezza dei loro oggetti, tutte le altre hanno
non soltanto una parte teorica (le institutiones quae rerum
genera prosequuntur), ma anche una parte storica; che,
nel pensiero del Vico, non è propriamente la storia delle
singole discipline, ma la concretezza del loro contenuto,
l’applicazione delle teorie ai particolari, l’esemplificazione
dei concetti generali nelle specie.
Giacché altro è studiare, poniamo, la lingua latina, in
astratto, altro studiarla nei suoi ottimi scrittori; altro
studiare la rettorica, altro gli oratori; e lo studio della
poetica si compie e integra con quello dei poeti. La fìsica
non deve né anch’essa contentarsi di generalità; ma
descrivere i fenomeni particolari. I diari clinici con la
nota dei così detti rimedi specifici sono la storia della
medicina. La teologia si storicizza nei libri sacri, nei
dommi e nella tradizione perpetua dell’ insegnamento e
della disciplina della Chiesa. La giurisprudenza ha la
sua storia nelle singole leggi, nelle interpretazioni singole
dei giureconsulti, nei vari esempi delle cose giudicate.
La dottrina dell’uomo e del cittadino (moralis et civilis),
non occorre dirlo, hanno la loro storia in quella che è la
storia per antonomasia, le memorie e gli annali degli
uomini grandi e i pubblici monumenti.
Concetto, di cui non c’ è bisogno di rilevare la grande
importanza e le attinenze intime con quell’unità del vero
col certo, della filosofia con la filologia, che sarà una
delle intuizioni principali, la principale, della Scienza
Nuova.
Definito quindi il disegno di ima compiuta istruzione
onde lo spirito può instaurare la propria natura, Vico
trae il suo criterio metodico dalla norma già altra volta
invocata a instaurazione dello spirito etico: in guisa che,
per stabilire l’ordine degli studi, naturam, egli dice, se-