T. I PROBLEMI DELLA SCOLASTICA
che investe tutti i momenti anteriori come proprii og¬
getti trasfigurati e veramente ricreati alla nuova luce
II credente che intende il suo credo, o che il suo credo,
che reputa perfino assurdo, intende quasi integrazione
indispensabile del suo mondo intelligibile, ha nel contenuto
della fede l’immediato, il punto di partenza, il problema
della sua filosofia. Rispetto alla quale infatti esso appa¬
risce un che di anteriore e indipendente: ma né più né
meno di quel primo intuito della realtà, da cui ogni più
libero e spregiudicato razionalista imprende a filosofare :
né più né meno di quel che lo spirito che si mene formando
e maturando nell’osservazione, negli studi e nella medi¬
tazione, scorge confuso nei libri che legge, negli autori
con cui simpatizza, nelle sparse riflessioni che vien racco¬
gliendo, e in tutto ciò che diventerà materiale della sua
costruzione avvenire; e che, beninteso, solo in un senso
relativo sarà materiale, perché, a ben considerare, lo
spìrito in esso ha già cominciato a costruire. E come
chiunque, leggendo un libro, non potrà poi non tenerne
conto ne’ suoi pensieri ulteriori, ancorché ne dissenta ra¬
dicalmente (ché anche il dissentire è momento di vita e
di progresso, e anello non trascurabile nella catena dei
nostri pensieri), e non potrà dire mai perciò di non averne
davvero imparato nulla ; così il credente che s’inserisce
nella tradizione dommatica della sua Chiesa, lo dica o
non lo dica, non potrà fare a meno di filosofare sulla base
della mentalità costituitasi in lui per aver partecipato a
quella corrente.
In sostanza, il nisi credidero non intelligam può avere
soltanto un significato: io non posso filosofare se non col
mio cervello; non posso propormi se non la soluzione dei
problemi, che siano sorti nella mia mente. Che è, mi pare,
una pretesa, la più ragionevole e discreta che si possa
1 Vedi il mio Sommario di pedagogia, voi. I, parte I.