II. LA VF.RITÀ
59
Carattere costitutivo della verità è dunque la confor¬
mità dell’essere alle idee ante rem, quali sono nell' intel¬
letto creatore ; le quali, per Tommaso, aristotelicamente,
sono le stesse idee post rem, quali si ritrovano nel pensiero
umano. Verità è piuttosto la razionalità del reale, che la
realtà del razionale. Razionalità, la quale, ancorché ori¬
ginariamente e sostanzialmente oggettiva e superiore alla
mente umana, non rìsplende all'uomo se non nella sua
mente. E qui pertanto è allogato il criterio della verità,
e qui rimane da cercare la verità delle cose. Ciò che in
Tommaso è chiaro è: i) raffermazione della relazione del
vero all’intelletto ; 2) la tendenza risoluta e audace alla
concezione soggettiva o autonoma dell' intelletto, come
attività che, per quanto modellata sull’operare eterno del-
l’intelletto divino, non possa non esplicarsi dall’ interiore
radice dell’umanità dello spirito, senza smarrire tutto il
proprio valore.
3. Sulle orme di Aristotele, e come tornerà a fare Kant,
Tommaso d’Aquino pone un gran divario tra senso e
intelletto; e al pari di Kant, egli non sa concepire cono¬
scenza che non prenda le mosse dal concorso delle due
attività. Il senso ha per oggetto il singolare, determinato
nel tempo e nello spazio ; l’intelletto, l’universale, l’es¬
senza, l’idea. Ma come l’individuo non può essere altro
che l’individuazione di un’essenza, l’universale ha luogo
soltanto come forma degli individui: di guisa che la cono¬
scenza sensibile non è conoscenza se col senso non cooperi
l’intelletto, e la conoscenza intellettuale non può raggiun¬
gere l’universale se non attraverso le specie sensibili.
« Per parlare con proprietà », dice Tommaso, « non cono¬
scono né il senso né l'intelletto; ma l'uomo, mediante
l'uno e l’altro ». Nil in intellectu quin prius fuerit in sensu.
La sensazione, in cui ancora non riluce l’universale, è
l’atto oscuro della psiche: affinché si abbia coscienza della