1. I PROBLEMI DELLA SCOLASTICA
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come Machiavelli, panni reali e curiali, entra nelle anti¬
che corti degli spiriti magni, e, trasferitosi in loro, non
sente più alcuna noia, dimentica ogni affanno, non teme
la povertà, non lo sbigottisce la morte, tutto raccolto e
concentrato nella creazione eterna dello spirito.
La filosofia dì Bonaventura non trova la via per giun¬
gere a nessuna forma spirituale veramente autonoma e
attiva. Il problema in lui era cristiano; la soluzione,
identica alla platonica o greca in generale. Il nuovo uomo
doveva farsi Dio; e, al fatto, da sé non si fa nulla, perché
non è nulla.
ir
i. Le medesime cose che il maestro nell ’Itinerarium
mentis in Deum, ripeterà quasi con le stesse parole il
più celebre degli scolari di Bonaventura, Matteo Benti-
venga d’Acquasparta (ricordato da Dante nel poema I),
che fu cardinale e nel 1287 generale, anche lui, dell’or¬
dine francescano, nella prima delle sue Quaestiones dispu¬
tatele 2. Ma il Bentivenga mette in guardia contro il peri¬
colo di una interpretazione ontologistica di questa dot¬
trina: e insiste, più che il maestro non avesse fatto, sulla
differenza tra gii attributi di Dio e i meri riflessi che lo
spirito ne può scorgere in sé; e scava ancor più l’abisso
tra la mente e la verità, tra l’uomo e Dio, accostandosi,
per tal modo, alla direzione idealistica propria di Tommaso
d’Aquino: pel quale l’essere, come recentemente pel Ro¬
smini, non risplende alla mente senza contrarre certa sog-
1 Par., XII, 124.
2 In В о N л v ENTURAK et all. De hum. cognitionis ratione, Üuaracchi
1883, pp. 98 sgg. Una scelta delle sue Quaestiones disputatae, cominciarono
a pubblicare i padri del collegio di Quaracchi nel 1903. Vedi M. Grab-
mann, Die philosophische und theologische Erkenntnislehre des Kardinalis
Matthaeus ab Acquasparta, Wien, 1906.