!, I PROBLEMI DELLA SCOLASTICA
L’ideale di Bonaventura è questo: non Paolo, sto per
dire, non Francesco né Cristo: ma Paolo o Francesco che
si fa Cristo: non l’uomo né Dio, ma l’uomo che si fa Dio:
il fondamentale problema cristiano, e l’ideale che scava
un abisso tra lo spirito greco o antico in generale e il
moderno. Francesco che rivive la passione dell’uomo di¬
vino, e partecipa a questa celebrazione della sua divinità,
vi partecipa con un' intimità profonda, con una pienezza
di vigore spirituale, che trabocca dalla contemplazione
nella vita stessa del suo essere naturale; e si fa tutto,
anima e corpo, Cristo, tutta adeguando la propria umanità
alla divinità che risplende alla sua amorosa fantasia : tutto
sublimandosi nell’unità perfetta dell’esser suo, quale Fran¬
cesco la sentì nel fondo dell’anima allorché fraternizzava
non pur cogli uomini, ma col sole, la luna e le stelle, e
l’aria, l’acqua, il fuoco e « sora nostra matre terra ». Il
senso della vita umana per Bonaventura è questo amore
ardentissimo di Dio, che fa Dio l’uomo; e però il valore
dello spirito sta nel suo indiarsi; come il valore, d'altra
parte, di Dio nel suo umanarsi, nella sua passione: che
sono due facce dello stesso concetto.
3. Per questo concetto, che è il motivo dell'Itinerario,
Bonaventura è nella verità instaurata dal Cristianesimo,
che ho detto separata con un abisso daH'ellenismo, cui
questa pace suprema dello spirito, di cui parla il france¬
scano, fu ignota: questa pace, che è ascensione sopra se
stesso, o salire sulla natura e farsi spirito. L’idealismo,
o, se vuoisi, spiritualismo platonico, è infatti la negazione
dello spirito, al pari dello spiritualismo orfico dei misteri;
e la posizione logica di quel primo sospetto del valore
dello spirito è nella logica aristotelica; accettata la quale,
è impossibile più concepire la storia, cioè appunto la realtà
e il valore dello spirito.