I. LA FILOSOFIA SCOLASTICA IN ITALIA
2 5
irreligioso dei medici e naturalisti senza interesse filoso¬
fico, insediatosi principalmente per opera di Pietro d’A-
bano nella scuola padovana.
Ma, se la storia della filosofia, che può dirsi nostra,
comincia a rigore con l'Umanesimo, nel doppio senso
filologico e filosofico di questa parola, iniziato dal secondo
grande poeta della nostra letteratura, fa d’uopo anche
riflettere che ogni storia è un quadro in cui le figure, che
attirano la nostra attenzione, risaltano sopra uno sfondo
più o meno lontano, che la fantasia vagamente ricostruisce
quando manchi nella tela. La filosofia italiana dal Pe¬
trarca e da Marsilio da Padova fino al Rosmini e al Gio¬
berti, attraverso il Ficino e il Pomponazzi, il Telesio e il
Patrizzi, il Bruno e il Campanella e fin lo stesso Vico, non
si stacca mai del tutto dalla sua matrice, che è la filosofia
scolastica, platonica o aristotelica. Tutti, o quasi tutti, i
nostri filosofi recano nel loro pensiero qualche cosa di
scolastico, di medievale, di inesplicabile senza quella sco¬
lastica, senza quel Medio Evo, rimasto nel cuore stesso
della nostra cultura e dell’anima nostra : la « grave mora »,
sotto la quale per secoli e secoli giacque oppressa la nostra
spontaneità e intimità religiosa e filosofica.
V’ ha chi fantastica, di là d’ogni concezione intelligi¬
bile, di un’ indole della razza latina, indifferente a quei
motivi mistici, in cui si radica non pure la schietta reli¬
giosità, ma anche lo schietto spirito speculativo, che è
sì bisogno di intendere, ma d’intendere qualcosa che sia
tutto, e un tutto che si senta vivo dentro il nostro animo
stesso. Ma questa razza, che non sia un mito, è la storia.
E la nostra spontaneità spirituale è stata sempre (pos¬
siamo dire senza immodestia, fino ad oggi) impedita e
compressa dalla nostra tradizionale e ufficiale e fatale
cultura. Nessuno dei nostri pensatori ha fatto scuola tra
noi: ogni moto filosofico ha raggiunto faticosamente un
vertice, su cui s'è arrestato; e poi s’è dovuto ricominciare