I. I PROBLEMI OKI.LA SCOLASTICA
7. C’è infatti bisogno di dire, che non è nella sola lingua
astrattamente considerata l’italianità del poema dante¬
sco ? 0 piuttosto, che la vera lingua, la vera forma, in cui
vive il mondo poetico di questo spirito eroico, che fu il
più possente dei creatori della nostra anima nazionale,
non è pur il volgare dei filologi, ma la stessa anima dan¬
tesca, che fonde e potenzia la civiltà italiana in incuba¬
zione nei Comuni, e nei contrasti economici tra le vecchie
e le nuove classi, nelle ardenti passioni sociali e religiose
divampate dalle eresie insinuate o diffuse dal moto fran¬
cescano nel corpo stesso del cattolicismo, nelle antiche
aspirazioni all’ ideale perenne della romanità, nella cultura
delle lettere e delle arti, nelle sempre risorgenti esigenze
contro le pretensioni ierocratiche della Chiesa ? Nessuno
oggi pensa più che la lingua d'un uomo o di una lettera¬
tura sia quella chiusa nei vocabolari c nelle grammatiche:
poiché ci siamo accorti che la parola suona nel contesto
di un’anima con accento sempre nuovo nell’ inquieto svol¬
gimento della sua vita; e nella forma che par parola
vediamo confluire e condensarsi tutta la spiritualità nel¬
l’atteggiamento individuale o storicamente determinato,
che vi s’esprime. Anzi l'espressione non ci pare sia altro
che questa vita interiore, questa effusione lirica che un
mondo, per altro in sé concepibile solo in astratto e sempre
dopo che è stato espresso, assume nello spirito in crii si
realizza.
Non è ufficio mio analizzare qui i caratteri nazionali
dell’opera dantesca; e qui può bastare l’osservazione,
tante volte già ripetuta, che Dante è risorto non dico
nella oziosa erudizione, per cui ogni materia è degna
perché nessuna materia è davvero degna per gli animi
indifferenti, ma nella vita palpitante, attuale, concreta
dello spirito italiano, ogni volta che gl’ Italiani si sono
comunque, letterariamente o politicamente, riscossi, si
sono guardati in faccia, e hanno sentito un’unità di ori¬