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l'opera d'arte. E in quel germe c’è la filosofia con la sua
logica: la filosofia, che non potrà poi avere altro svolgi¬
mento da quello che le vien prescritto dalla sua logica.
Quanto in particolare al Telesio, il motivo più potente,
quella che può dirsi la prima radice del suo filosofare anti¬
aristotelico, non consiste in una o più difficoltà che l’espe¬
rienza sensibile opponga, secondo lui, ai principii di Aristo¬
tele. Né è codesta esperienza la fonte, a cui egli ordinaria¬
mente ricorre per lo sviluppo e Elaborazione del suo pen¬
siero. La sua natura, è vero, è la natura sensibile, materiale ;
né egli, in quanto filosofo, conosce realtà che si possa
concepire scevra di mole materiale. Tutto ciò che razio¬
nalmente gli riesce d’intendere delle funzioni spirituali,
è per lui bensì spirito; ma non neU’accezione moderna di
questa parola, anzi come la materia che più sia stata
attenuata e assottigliata dal calore. E la natura materiale
e sensibile non pare si possa definire altrimenti che come
quella realtà spaziale, che è oggetto del senso, e quindi
come la realtà propria della filosofia che non ammetta
altro organo di conoscenza che il senso.
Ma anche questa determinazione è appena la superficie
della filosofia telesiana e di tutte le altre simili. L’afferma¬
zione del senso, quando ha una reale importanza nella
storia della filosofia, può rispondere a un doppio bisogno:
al bisogno ideale dell’empirismo, che nega la metafisica
come scienza dell’assoluto, che d senso non coglie: che è
la tesi, per es., di Kant nella Critica della ragion pura e la
tesi a cui si arrestarono nel sec. xix i seguaci di quel posi¬
tivismo filosofico, il cui maggiore sforzo parve rivolto alla
negazione della filosofia. O risponde al bisogno, che fu
proprio di Bacone, e più tardi della logica nuova della
filosofia moderna, nel significato che rimase affatto oscuro
nel Cancelliere inglese, pur grande animatore del pensiero
europeo, della mediazione dell’universale, della concre¬
tezza storica del pensiero, che non è quale Platone e