IL KERXAROIXO TELESIO I ) I
corrompersi; e poi tra l’anima e il corpo; e poi ancora tra
l’anima che intende, ed è lo stesso intendimento in atto, e
l’anima naturale soltanto capace di raggiungere la mera
possibilità d’intendere, ma incapace per sé d’intendere
mai realmente: e in generale tra la materia, potenza, e
non più che potenza, di tutto, e la forma, che di tutto è
realizzazione ; come dire, tra l’aspirazione alla vita e la
vita. Eterno destino di Tantalo!
Aristotelici o platonici, nominalisti o realisti, averroisti
o tomisti, tutti i cristiani che nel Medio Evo si sforzarono
di concepire la realtà, giunsero a cotesto risultato: al
destino di Tantalo. Tanto più doloroso, tanto pili inquie¬
tante, in quanto nella fede novella, che fiammeggiava a
quando a quando nei mistici, era pur compreso il concetto
deH’immanenza di Dio nel mondo, nell’uomo, nello spi¬
rito. La teologia, tutta la filosofìa scolastica, anzi tutta la
scienza medievale (che non è tutta filosofia) si costruisce
come scienza di una verità che appena il sentimento si
sveglia (basti per tutti ricordare Francesco d’Assisi e
Jacopone, il suo poeta), si sente estranea all’anima, lon¬
tana, tale da colpire per vano riflesso solo l’intelletto
dell’uomo, speculazione umbratile e di scuola, che non
entra nell’intimo e non afferra e non impegna e non ri¬
forma e non fa l’uomo. Scienza vana per chi ravvivava
in sé il sentimento, tutto cristiano, del valore spirituale:
scienza elegante nel suo laborioso artifizio, sottile nella
pellegrinità de' suoi tecnicismi, delicatissima nei pazienti
avvolgimenti didascalici in cui si dispiega, vasta, univer¬
sale come un mondo per quanti vi si dedicavano: e, mes¬
sovi dentro, talvolta, un intelletto di vasto respiro e di
tempra ferrea, vi si aggiravano e scendevano per meati
lunghissimi, con ricerche, che ora ci spaventano per la
fatica di pensiero e la forza di sacrifizio che attestano,
fino a toccare l’ultimo fondo delle difficoltà, in cui la filo¬
sofia antica urta e si arresta. E basti per tutti ricordare