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i, r PROBLEMI 15ELLA. SCOLASTICA
è stato detto, e 1’ inno del poeta resta, sottraendosi alla
morte del dio e di tutta la spiritualità perita perché deter¬
minata e investita di forme caduche. E io direi piuttosto
che né muore l’inno, né Giove, e che nulla muore, se ogni
cosa si prende con tutte le radici sue nella realtà. Giove
non viveva se non negli spiriti, che raccoglievano: lì era
la sua realtà. Nello spirito del poeta era inno. Immortale
questo, immortale Giove. E così sempre. C’è qualche cosa
nella cultura di un certo momento e luogo spirituale e
nella biografìa d’un filosofo, che resta affatto estranea alla
sua filosofìa: non condiziona nessun atteggiamento del suo
spirito, non gli propone nessun problema, non opera su
lui nessuna suggestione. Ma nell’uomo di genio, nel vero
filosofo, come nel vero poeta, questi elementi non riusciti
a penetrare nella fiamma della spiritualità creatrice son
rari. Tutto l’universo si concentra in essa, e arde nel
fuoco della coscienza, onde la realtà si rivela a se stessa,
tutta, in ogni sistema di filosofìa. In quel fuoco trova la
sua suprema realizzazione; come in ogni pensiero, e sia
tenue e volgare, si rivela a volta a volta ed è a ciascuno
il suo mondo.
Così nella vita storica della filosofia si rispecchia tutta
la vita della civiltà, anzi dell’universo, nella concretezza
delle sue determinazioni. E come l’inno del poeta ci dà
la poesia di Giove immortale, tutti i momenti singoli della
filosofìa ci danno la filosofia di una realtà egualmente
immortale. Questa realtà, considerata nella sua forma più
prossima, è la biografia del filosofo, pregna, pur nella
rappresentazione della persona individuale, della storia
del suo tempo e del suo paese. Storia, si badi bene, che
nella filosofia non è altro che la stessa filosofia nella sua
determinazione concreta ; come Giove nel fantasma poe¬
tico, non è dio, o sentimento religioso, ma corpo del fan¬
tasma stesso, poesia.