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I. 1 PROBLEMI DELLA SCOLASTICA
pericoli dell' ignoranza tenebrosa e della sfrenata lascivia,
onde si snervano le forze e s' infiacchisce il potere stesso
della giustizia. — Prima ancora di salire al trono, egli
dice, dalla gioventù, noi, per l'aspirazione naturale di
tutti gli uomini al sapere, abbiamo cercato di profittare
nella scienza. — E con intonazione orientale aggiunge:
Formam cius indesinenter amavimus, et in odore unguen¬
torum suorum sempcr aspiravimus indefesse. Assunto 1’ im¬
pero, tutto il tempo che ci resta dalle cure dello Stato,
transire non patimur otiosum, sed totum in lectionis exerci¬
tatione gratuite libenter expendimus, ut anime clarius vigeat
instrumentum in acquisitione scientiae, sine qua mortalium
vita non regitur Uber aliter. Ora, rivolgendo con assidua
meditazione e considerando con accurato studio i molti
volumi in varie lingue, di cui sono ricchi i nostri armadi,
abbiamo pensato di far tradurre le dette opere di filosofi,
e le mandiamo a voi, quia vero scientiarum possessio, in
plures dispersa, non deperit, et distributa per partes, mino¬
rationis detrimenta non sentii, sed eo diuturnius perpetuata
senescit, quo publicata se diffundit.
Magnifico vanto della universalità del sapere, che suona
ammonimento solenne e glorioso a quei primi inizi della
filosofia, che può dirsi nostra. Giacché la corte di Federico
non va solo considerata con Dante quasi la culla della
poesia italiana, perché quanto di più eccellente, com’è
detto nel De vulgari eloquentia J, produssero i poeti nostri,
primitus in tantorum coronatorum amia prodibat (di Fede¬
rico cioè e di Manfredi) : donde l'appellativo di « siciliana »
data a tutta la prima poesia volgare {quod quidem reti¬
nemus et nos, nec posteri nostri permutare valebunt !) ; bensì
anche come il primo focolare di una filosofìa, che possa
dirsi italiana, e da cui possa prender le mosse lo storico
della filosofia italiana.
1 I, xii, 2-3.