T. I PROBLEMI DELLA SCOLASTICA
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tensive ed extensive, come da Dante e da Galileo 1 s’ im¬
magina che possa essere quella di Dio. Sciagurata scienza,
in verità, che toglierebbe a chi la possedesse la vita ; poi¬
ché questa non si può concepire se non come un continuo
morire del presente, una continua conquista di esser
nuovo, un pensare il proprio pensiero e perciò uscire da
esso, sovrapponisi, superarlo con slancio continuamente
vittorioso verso forme più alte.
L’ intelletto, dunque, nella dottrina aristotelica è lo
stesso intelligibile, non in quanto potenzialità di essere
inteso, sì nell’atto deìl'essere inteso. La scienza teoretica
in atto, dice Aristitele, è identica con l’oggetto suo.
Della scienza invero, nel senso aristotelico, si può par¬
lare in due modi; ora intendendo la scienza di chi sa,
perché ha imparato, ma non intende attualmente; ed
è la scienza che scende nello scienziato dal grado di atto
a quello di potenza, conferendo all’individuo quell’at¬
titudine, per cui, occorrendo, egli potrà attuare la scienza
sua, dandone prova; ora intendendo invece la scienza
nell’atto stesso in cui s accende quasi nell’ intelligenza,
dove, come si diceva, scienza e oggetto della scienza,
etuced e-vtttjTÓv, sono inumi et idem. Concetto pro¬
fondo ed immortale per un aspetto: perchè sarà sempre
vero che tutta l’individualità empirica dell’ individuo e
tutte quelle determinazioni che empiricamente o prati¬
camente fanno del soggetto un soggetto che non è oggetto,
ed è soggetto a cui si contrappongono altri soggetti, sì
dileguano in quel punto in cui l’intelletto intende, e
insomma lo spirito si realizza nella sua teoreticità, iden¬
tificandosi e unificandosi col suo oggetto universale ed
eterno: universale ed eterno in quel l’atto, benché la
filosofìa antica non se ne sia accorta, anche quando questo
Dialogo dei massimi sistemi, in Opere, ed. naz., voi. VII, p. 127.